La conferma scientifica del ruolo ecosistemico dell’irrigazione, dovuto anche alla qualità delle acque, giunge dai risultati presentati a Roma dall’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue). I risultati riguardano la sperimentazione già in atto del progetto comunitario: il FARMWISE (Future Agricultural Resource Management and Water Innovations for a Sustainable Europe), avviato in tutta l’UE a gennaio del 2024, come ha spiegato il prof. Ronny Berdndtsson.
In collegamento dall’Università svedese di Lund, il membro della Swedish Royal Accademies ha spiegato che il progetto è finanziato per 6 milioni di Euro stanziati per 36 mesi di sperimentazioni e che coinvolge 8 Paesi europei e tra questi: l’Italia con il Canale Emiliano Romagnolo C.E.R.; i Paesi Bassi; la Polonia; la Spagna; il Regno Unito; l’Ucraina; la Finlandia e la Svezia.
“Questo rappresenta un passo avanti importante per la gestione efficiente delle risorse idriche e la tutela della qualità delle acque”. Ha riferito il presidente Francesco Vincenzi aggiungendo che “L’ANBI ha più volte sottolineato la necessità di investire ulteriormente in questo settore, per garantire la competitività dell’agricoltura italiana e la salvaguardia dell’ambiente. Con i giusti finanziamenti, ha aggiunto Vincenzi, i Consorzi di bonifica ed irrigazione ridurranno già di 1 miliardo di metri cubi il fabbisogno idrico delle campagne entro giugno 2025. Per noi l’acqua – ha riferito Vincenzi viaggia su un binario con triplice significato: da una parte manutenzione, innovazione e infrastrutturazione; dall’altro ha un valore sociale, economico e ambientale”.
I risultati dei primi sei mesi di sperimentazione e della parte del progetto italiano del FARMWISE sono stati illustrati dal prof. Attilio Toscano vice direttore del dipartimento di scienze e tecnologie alimentari dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. “Il FARMWISE, ha riferito tra l’altro, svilupperà strumenti innovativi basati sull’intelligenza artificiale per rendere più efficiente la politica europea sulle acque e risolvere i problemi relativi all’inquinamento delle risorse idriche, basato su nuove tecnologie sostenute dalla ricerca”. Il caso studio italiano è un’azienda agricola di 12,5 ettari l’Acqua Campus che dispone di un sistema di fitodepurazione a flusso superficiale che tratta le acque di drenaggio prima dello scarico nell’ambiente. Si tratta di una continuazione del progetto precedente denominato WATERAGRI e nel progetto di FARMWISE verrà perfezionato.
Tra le novità di questo progetto anche “lo studio e l’utilizzo di biosensori per il monitoraggio della qualità delle acque”, illustrato dalla dottoressa Elisa Michelini che nel Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, sempre dell’Università degli studi di Bologna, sta sperimentando la Bioluminescenza degli insetti, come le lucciole o di certi batteri naturali, e l’uso dello smartphone per monitorare lo stato di salute dell’acqua. Per esempio i batteri marini Aliivibrio fischeri emettono luce come sottoprodotto della loro respirazione metabolica. E questo metabolismo è influenzato da agenti tossici. La diminuzione della luce emessa può, quindi, essere utilizzata per valutare la tossicità dell’acqua e dei campioni ambientali.
Sperimentazione in atto anche per il Biochar “come filtro per la qualità delle acque con esiti alquanto positivi”; come afferma Francesco Cavazza, ricercatore presso il Consorzio C.E.R.. Il Biochar, dice Cavazza, riduce la conducibilità elettrica e, quindi, la salinità delle acque; abbatte dell’80% la presenza di nitrati e di fosfati nelle acque. “Si può parlare di economia circolare perché una volta terminato il suo ciclo può essere utilizzato come ammendante per la fertilità dei suoli e perché incrementa la ritenzione idrica dei suoli. Il Biochar è, di fatto materiale, naturale utilizzato tramite pirolisi e cioè il processo naturale di decomposizione termochimica di diversi tipi di biomassa, cioè scarti naturali.
Plaude all’iniziativa scientifica il Vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, On. Francesco Battistoni, che sottolinea la capacità di interazione tra Enti di ricerca come il CREA, il sistema universitario Italiano e l’ANBI, quest’ultima come incubatore e portatore di interessi collettivi che sono in linea con l’attività del governo che sull’acqua, dice Battistoni: “ha un approccio culturale diverso: di programmazione strutturale e non di emergenza”. Tema dell’emergenza che i tredici centri di ricerca raggruppati sotto la sigla del CREA, ha affermato Alessandro Monteleone, membro del CdA dell’Ente di ricerca ministeriale “si sono già allineati all’azione di governo in termini di prevenzione e di collaborazione con l’intero mondo della ricerca, delle università e con la stessa ANBI”.
La sperimentazione, condotta in Emilia-Romagna, ha dimostrato che grazie a tecnologie di irrigazione avanzate, come le paratoie automatizzate e la sensoristica “smart”, è possibile ottenere un significativo risparmio idrico, pur garantendo colture più sostenibili e di qualità. “Mantenere prati stabili e risicoltura è un impegno condiviso.
“Oltre che un impegno per le comunità, siamo orgogliosi di essere leader in progetti per il territorio, a tutela dell’economia locale e delle sue filiere d’eccellenza”, ha affermato nel suo intervento Raffaella Zucaro, direttrice generale del Consorzio C.E.R, Canale Emiliano Romagnolo.
Un messaggio di speranza per il futuro che però deve fare i conti con la situazione climatica attuale. Gli ultimi dati dell’osservatorio ANBI di questa settimana, illustrati da Massimo Gargano, direttore generale dell’associazione, fanno da cornice ad un quadro poco rassicurante. “Se nelle prossime tre settimane non piove come dovrebbe, afferma Gargano, avremo acqua solo per usi potabili. Dobbiamo cambiare ritmo; ripensare il modo come fronteggiare questa emergenza e mitigare, da oggi, anche il fenomeno della conflittualità tra le utenze: potabile, agricolo, industriale, elettrico”.
Non c’è da stare allegri. Il clima spacca in due l’Italia. nell’anno idrogeologico 2023/24:in Veneto + 53% di pioggia, in Sicilia meno 22%. Tra ottobre 2023 e luglio 2024, in Piemonte + 44% sulla media storica; in Lombardia, al 14 luglio, lo stato delle risorse idriche è di +45,1% sulla stessa media storica; in Veneto le precipitazioni, tra ottobre 2023 e luglio 2024, registrano un + 53% sulla stessa media storica.
In Basilicata, invece, abbiamo – 47% della disponibilità idrica rispetto al 2023; In Puglia siamo al – 63% rispetto al 2023; in Sicilia al – 50% sempre rispetto al 2023. “Serve sì più ricerca, conclude Gargano, ma occorrono sempre più interventi strutturali”.