Gli ultimi anni sono stati particolarmente insidiosi. Dal 2020 abbiamo dovuto fronteggiare le conseguenze economiche e sociali causate dalla pandemia. Inoltre, l’invasione russa in Ucraina continua a diffondere incertezza sui mercati finanziari, causando un significativo aumento dell’inflazione e inducendo le maggiori banche centrali ad avviare una precipitosa correzione delle politiche monetarie espansive attuate negli ultimi anni.
L’impennata dell’inflazione ha prodotto conseguenze rilevanti anche per la Fondazione, che ha dovuto fronteggiare un maggiore accantonamento di circa 46 milioni al Fondo TFR rispetto all’anno 2021 a causa dell’aumento del coefficiente di rivalutazione pari al 9,97%.
A dicembre 2022 risultavano iscritti alla Fondazione 39.683 lavoratori (+1,7% rispetto al 2021) impiegati presso 8.984 aziende (+1,8%). Il 51,9% degli iscritti era di genere maschile, a fronte del 48,1% di quello femminile. Si è consolidata la riduzione del divario di genere: con le donne che rappresentano la maggioranza degli iscritti nelle classi di età fino a 50 anni. L’Emilia-Romagna si conferma la regione con il maggior numero di iscritti attivi, seguita da Veneto, Toscana e Lombardia. A metà ottobre di quest’anno, i nostri iscritti risultano in crescita sia per quanto riguarda i lavoratori assicurati (impiegati, quadri e dirigenti) che superano quota 41 mila sia per quanto riguarda le imprese che superano quota 9 mila.
Un altro dato confortante riguarda l’esercizio 2022 che si è chiuso con un utile di 10.588.617 euro, grazie all’ottima performance conseguita con la gestione del patrimonio sia mobiliare (+4,55%) sia immobiliare, che si è confermato in linea con il precedente esercizio. Inoltre, sono stati effettuati nuovi investimenti finanziari per circa 740 milioni e disinvestimenti per circa 591 milioni. In particolare, sono aumentati gli investimenti in titoli obbligazionari detenuti direttamente, strumenti OICR e fondi alternativi.
Dopo l’acquisto della Torre PwC nel 2021, l’Ente ha acquisito il 36% di due ulteriori immobili di eccellenza, ubicati nell’area di Milano-Assago e locati ad Accenture e BNP Paribas. L’operazione è stata attuata tramite la sottoscrizione di un nuovo fondo immobiliare riservato denominato Fleurs RE gestito da Generali Real Estate.
A marzo di quest’anno, inoltre, la Fondazione ha effettuato un importante investimento partecipando insieme al Fondo Nazionale Strategico, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, all’aumento di capitale di 160 milioni di euro di Granarolo SpA, investendo complessivamente 30 milioni di euro.
Rimangono, però, alcuni difetti che appesantiscono il regime fiscale degli Enti di previdenza privati rispetto a quanto previsto per i Fondi pensione, la cui fiscalità di vantaggio è più favorevole rispetto a quella prevista per le Casse di previdenza. Nello specifico, si tratta sia dell’aliquota applicata per la tassazione dei rendimenti derivanti da investimenti diversi dai titoli di stato (26% per le Casse rispetto al 20% per i Fondi), sia delle modalità d’imposizione fiscale delle prestazioni pensionistiche (al netto dei rendimenti conseguiti per i Fondi pensione, al lordo dei rendimenti per le Casse di previdenza). In questo modo, gli Enti di previdenza privati sono soggetti ad una duplice tassazione. Un’ingiusta penalizzazione che il legislatore dovrebbe considerare e rimuoverla quanto prima.
Enpaia, nel frattempo, si candida a diventare la Casa del welfare del settore agricolo, sia rafforzando le prestazioni assistenziali offerte anche tramite i fondi sanitari FIA e FIS, sia supportando il rilancio del fondo di previdenza complementare Agrifondo deciso dalle parti istitutive.
Oltre che sul piano degli investimenti, la Fondazione ha continuato il percorso di innovazione della struttura organizzativa e del capitale umano, tramite l’introduzione del nuovo sistema di pagamento PagoPA per il versamento dei contributi da parte delle aziende iscritte e l’aggiornamento dei principali software della gestione previdenziale per rispondere alle esigenze degli iscritti.
Le previsioni generali per il 2023 sono ancora segnate dall’incertezza. Da una parte le tensioni riconducibili ai rischi connessi all’elevato livello di debito pubblico, che potrebbero interessare anche il nostro Paese; e dall’altra la guerra israelo-palestinese che oltre ad avere riflessi preoccupanti sul fronte dell’inflazione, potrebbe condurre ad una crisi petrolifera con un impatto molto pesante sull’economia europea nonché su quella italiana.
La Fondazione, con le sue risorse, rimane al fianco della transizione sostenibile dell’agricoltura italiana, vuole favorirla e incentivarla, nella convinzione che si tratta di una scelta reciprocamente vantaggiosa per gli iscritti, per le aziende e per il Paese. Chiediamo perciò alle istituzioni di condividere i nostri obiettivi e di accompagnarci nel perseguirli nel prossimo anno.