Sul tavolo geopolitico c’è inevitabilmente la questione, delicatissima, legata a Taiwan.
Inutile negare come quest’ultima rappresenti uno dei maggiori elementi di distanza dell’ultimo anno tra Stati Uniti e Cina, dopo i fatti del Balloon Gate.
Taiwan gode di una posizione geopolitica strategica dove transita gran parte del commercio internazionale, migliaia di miliardi di merci e soprattutto è leader mondiale nella produzione di semiconduttori, necessari per il progresso, vero oro nero del XXI secolo. Micro-chip che muovono le macchine più avanzate e sofisticate al mondo, e visto il tema caldo legato all’intelligenza artificiale dove sia gli Usa sia la Cina vogliono affermarsi, diventa difficile ipotizzare che una delle due possa mollare la presa facilmente.
E’ pur vero che gran parte dell’economia dell’isola dipende dai rapporti commerciali con la Cina, ed è altrettanto vero che il tema dell’Unica Cina, viene considerato dalla repubblica popolare un tema universalmente riconosciuto e rispettato, di conseguenza non accetterà mai l’Indipendenza di Taiwan, affermando anzi, una vicinanza militare sempre più calda.
Dal canto loro gli Stati Uniti, hanno sovvenzionato 80 milioni di Dollari per Taiwan, non sottoforma di prestito ma soldi che arrivano direttamente dai contribuenti, cosa mai accaduta negli ultimi 40 anni, facendo rientrare Taiwan nel Foreign Military Finance (FMF), ovvero nello stesso programma di sostegno utilizzato per l’Ucraina ed in passato per i conflitti in Afghanistan e Iraq.
Nello specifico di Taiwan, la ferma posizione statunitense rientra anche nel Taiwan Relations Act del 1979, mai condiviso dalla repubblica popolare cinese e già in passato argomento scottante per i rapporti diplomatici delle due nazioni.
Nel National Security Strategy e nel National Defense Strategy, nel tema della competizione tra grandi potenze, la Cina è vista dagli Usa come effettivamente l’unica che ha sia le intenzioni, sia le capacità economiche, tecnologiche e militari per rimodellare l’ordine Internazionale.
Sarà curioso quindi capire quale sarà il resoconto che emergerà dall’incontro programmato in questo mese di novembre, perché anche gli Stati Uniti così come la Cina, covano al proprio interno una miriade di contraddizioni, e l’esito delle elezioni di metà mandato ne sono la riprova.
Come un anno fa gli analisti ipotizzavano una Cina più forte economicamente degli States, situazione smentita dalla più che florida economia americana con un tasso occupazionale tornato ai fasti dell’American Dream, così per le previsioni a venire ci si attende che siano ancora le incertezze a dominare.
Con le elezioni che vedranno un popolo nuovamente diviso tra Repubblicani e Democratici, gli stessi democratici in cerca di un nuovo leader. L’attenzione inoltre si concentra anche sulle posizioni cinesi in relazione ai conflitti Russo-Ucraino e Israelo-palestinese.
Se sul primo conflitto inizialmente vi fu una presa di posizione forte a favore della Russia, poi rientrata a causa degli equilibri economici (evitare le medesime sanzioni Europee) ad oggi la Cina è il primo corridoio usato dal Cremlino per aggirare proprio quelle sanzioni.
Sul secondo invece, la posizione di mediatore, quasi garante della pace, si scontra con tutti gli interessi della repubblica popolare, dipendente dal petrolio mediorientale per più del 50% e soprattutto per ciò che hanno in comune Hamas, La Russia e la Cina, in modo differente da tutto il resto, ovvero l’interesse (malcelato) mantenere a ridosso dei propri confini aree di cuscinetto/influenza direttamente controllabili.
E’ probabilmente in questa direzione che vanno le scelte di Draghi prima, e dell’attuale governo Meloni di non rinnovare gli accordi con la Cina sulla nuova via della seta concordati dal Governo Conte (con non pochi rischi economici) ed in scadenza nel 2023.
La Cina probabilmente non farà fatica a chiudere l’obiettivo di crescita del 5% del Pil entro fine anno, valore confermato anche dal FMI, ma restano tutte le contraddizioni legate alla popolazione, la modalità in cui si è evoluta dopo il covid-19, e a come si sono evoluti in negativo i consumi, non ultimi quelli legati alla Carne Suina con tutte le strategie ad essa connesse.
La Cina infatti è il maggior produttore di carne di maiale su scala mondiale, consumandone addirittura 50 milioni di tonnellate l’anno, ovvero circa la metà di quella prodotta a livello globale. Quello della carne Suina è solo la conferma di come i cinesi non consumano più come dovrebbero, deprimendo l’economia e allontanando gli investitori.
La popolazione cinese è gravata perlopiù dall’enorme tasso di disoccupazione e con una diffusione dei dati che ha creato non poco imbarazzo al governo spingendolo a sospenderne la pubblicazione sulla disoccupazione giovanile che aveva raggiunto il 21,3% lo scorso giugno. L’imbarazzo però non ha fermato quella stessa popolazione, ed in particolar modo proprio i giovani, dall’accusare lo stesso partito di <<nascondere la testa sotto la sabbia>> e (cosa già sentita) di <<indossare una benda sugli occhi>>, invece di intervenire concretamente e trovare soluzioni al problema.
Il Futuro che i giovani cinesi (neolaureati) hanno davanti, non è quello che gli era stato promesso.
Questa mancanza di visione e speranza nel futuro riconduce come un fil rouge al possibile scoppio della Bolla immobiliare, dove l’unica soluzione possibile sembrerebbe essere (come nel 2008) tornare a pompare sulla spesa pubblica, soluzione ben distante da quello che era uno degli obiettivi di Xi Jinping ovvero proprio quello di sgonfiare le bolle speculative ed evitare nuovi debiti.
A conclusione di queste considerazioni sulla paradossale situazione Cinese, unitamente a quell’evergreen che è il conflitto Usa-Cina, nel Secolo che era stato definito proprio il “secolo cinese”, ci pone davanti ad un quesito:
L’Emergenza, sia essa pandemica o economica, può innescare una deviazione rispetto alle proprie radici culturali o può consolidarle?
E ancora:
all’occidente conviene realmente che questa situazione di difficoltà cinese si protragga a lungo e sia quindi più conveniente puntare su altri lidi emergenti come ad esempio la vicina India?