di Onofrio Rota, Segretario Generale Fai Cisl
L’agricoltura è stata e continuerà ad essere uno dei simboli più forti della nostra identità culturale e della nostra economia, un ambito entro il quale il mondo del lavoro ha visto realizzarsi nel secolo scorso conquiste straordinarie. Lo strutturarsi di relazioni sindacali mature, l’ottenimento di maggiore attenzione da parte delle istituzioni, il nascere di una politica europea che proprio nell’agricoltura ha trovato il proprio primo vero pilastro comune, hanno contribuito a trasformare l’intero settore primario in motore produttivo d’Italia.
Oggi il periodo straordinario che siamo chiamati ad affrontare non ha mancato di creare difficoltà anche a questo settore. Pensiamo alle criticità indotte dalla pandemia, dalle calamità, dalla crisi climatica. Due nuove emergenze, anch’esse conseguenti ai nuovi disequilibri economici e geopolitici causati dalla crisi sanitaria e da quella climatica, sono senz’altro quella energetica e quella dei prezzi delle materie prime, che stanno mettendo a dura prova imprese e famiglie. Eppure, nonostante questo, il settore primario continua a tenere botta, a esercitare un ruolo di primo piano nella ripartenza, e ad affermarsi come asset strategico del Paese.
La tenuta del settore non va data affatto per scontata, è una conquista che lavoratori e imprese realizzano ogni giorno: a loro la politica deve saper dare risposte concrete e lungimiranti. In questo scenario, il ruolo dell’Enpaia è stato fondamentale e lo sarà sempre di più. Da 85 anni l’Ente svolge un ruolo determinante in chiave di progresso economico e sociale, garantendo la tenuta del sistema previdenziale agricolo e sostenendo famiglie e imprese. Una vocazione da rafforzare oggi, davanti a un mondo in rapida trasformazione, con due obiettivi essenziali: la sostenibilità economica dell’Ente e la sua capacità di dare risposte puntuali e innovative.
È in questo senso che dobbiamo tutti contribuire a consolidare l’Ente per stare davvero al fianco degli impiegati agricoli, delle loro famiglie, e di tutto il mondo agricolo, assistendo anche i produttori secondo criteri di sostenibilità economica, sociale ed ambientale, offrendo servizi di welfare senza appesantire la spesa pubblica. Dobbiamo fare in modo che la bussola dell’Enpaia sia orientata verso il consolidamento dell’assistenza anti infortunistica, della previdenza complementare, degli ammortizzatori sociali, ma anche verso investimenti rivolti sia al raggiungimento degli obiettivi della transizione ecologica che alla sperimentazione di nuove forme di democrazia economica che possano dare maggiore voce in capitolo ai lavoratori e rafforzare le forme partecipative. Sensibilità, queste, certamente ben presenti nel comparto agricolo e nell’ Enpaia, che ha saputo garantire al contempo sia le prestazioni ai propri associati che rendimenti e finanziamenti di progetti di sviluppo dell’agricoltura Made in Italy.
In questo scenario, le organizzazioni di rappresentanza devono essere all’altezza delle sfide che ci attendono. La nostra organizzazione è pronta a fare la propria parte. Abbiamo potuto riscontrarlo anche durante questi primi mesi di fase congressuale, che non a caso abbiamo voluto intitolare “RiGenerazione: persona, lavoro, ambiente”. Dopo 48 congressi territoriali e 20 regionali, abbiamo condiviso nella nostra Federazione a tutti i livelli un clima assolutamente propositivo, con tanti dirigenti, operatori, delegati, ben consapevoli delle incertezze e delle paure che questo tempo ci procura ma anche pronti ad affrontarle con lungimiranza, nel segno della solidarietà, della partecipazione, del dialogo sociale, dell’attenzione verso gli ultimi e le fasce più vulnerabili della società.
Fasce entro le quali, purtroppo, si collocano anche tanti lavoratori agricoli, che tra discontinuità lavorativa e contributiva, e salari tra i più bassi d’Europa, finiscono spesso per vivere sulla soglia di povertà. Perché oggi il lavoro agricolo continua ad essere fragile, anche rispetto allo scenario contrattuale, seppure l’esistenza del doppio livello ci ha permesso di garantire dignità e al contempo flessibilità.
È con questa consapevolezza che il sindacato, dopo l’importante rinnovo del contratto collettivo nazionale degli impiegati agricoli, oggi si appresta ad entrare nel vivo di un’ulteriore bellissima sfida, quella del rinnovo del contratto degli operai agricoli, che dovrà garantire una situazione contrattuale solida al milione di lavoratori coinvolti. Un rinnovo che si avvale di una piattaforma unitaria dai contenuti nuovi e coraggiosi, e che dovrà servire per affermare il ruolo dei lavoratori anche tenendo conto della crescita del Paese, con un Pil che nel 2021 ha fatto registrare un +6,2% e con tante altre opportunità che giungeranno dai fondi del Pnrr se la nostra politica saprà esercitare unità, competenza, capacità di visione.
La piattaforma contrattuale contiene una solida dimensione sociale, amplia il valore della bilateralità, migliorando le prestazioni già presenti nell’Eban e confermando ulteriormente l’attenzione verso le persone più in difficoltà, e comprende naturalmente anche un importante incremento retributivo, che dovrà necessariamente essere riallineato alla crescita e all’inedito tasso di inflazione raggiunto negli ultimi due anni. Non meno importante, il rilancio di Agrifondo, sul quale è stata fatta una scelta positiva per il contratto degli impiegati agricoli che ora va confermata anche per gli operai, per fare in modo che tutti aderiscano: un settore così importante non può fare a meno di un proprio fondo solido e virtuoso che tuteli la previdenza dell’intera categoria.
Anche questa negoziazione è quindi parte fondamentale di un percorso rivolto a migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutta la categoria. Il rapporto tra persona e lavoro, e quello tra impresa e territorio, sono in trasformazione. E il nostro compito è governare questo cambiamento, per coniugare e incrementare tutele e buona flessibilità, sicurezza e sostenibilità, produttività e solidarietà. Solidarietà che deve essere anche intergenerazionale, davanti ai tanti giovani, in buona parte di origine straniera, che cercano nel lavoro agricolo importanti opportunità di riscatto e inclusione, e davanti a un inverno demografico che richiede sempre maggiori sforzi per coltivare un vero ricambio generazionale nel nostro tessuto produttivo.
Siamo certi che anche questo 85mo anniversario, dunque, sarà per l’Enpaia l’occasione per consolidare la propria missione di “casa dell’agricoltura” e guardare al futuro con le lenti della solidarietà, della responsabilità sociale, della centralità della persona, del bene comune.