di Paolo Pellegrini, Vice Direttore Generale di Mefop
I recenti dati Covip pubblicati a febbraio ci consentono di fare il punto sull’andamento dei fondi pensione nel corso del 2021, anno particolare e caratterizzato anch’esso da periodi di chiusura e riaccendersi di ondate pandemiche.
La vivacità dell’andamento delle adesioni
Un dato su tutti: il numero di iscritti a fondi pensione passa da circa 8,480 milioni a fine 2020 a circa 8,8 milioni a fine 2021 (a fine 2019 erano 8,310 milioni). Si consolida e rafforza, dunque, il tasso di crescita degli iscritti nel 2021, dopo un anno – il 2020 – caratterizzato da una crescita più contenuta.
I dati Covip evidenziano che alcuni di questi iscritti aderiscono contemporaneamente a più fondi pensione. Conseguentemente sono riportare le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari che ammontano complessivamente a 9,745 milioni.
Entrando dettaglio delle diverse tipologie di fondo pensione, le posizioni attive presso i fondi negoziali arrivano a 3,57 milioni, con un incremento di 196.000 posizioni prevalentemente ascrivibile alle cosiddette adesioni contrattuali, vale a dire quelle adesioni automatiche in attuazione della contrattazione collettiva con contributo a carico del solo datore di lavoro. Questo tipo di adesione comporta di solito versamenti contenuti e rispetto ad esse i fondi pensione e le parti istitutive sono chiamati a sollecitare versamenti congrui con iniziative formative e di comunicazione sul territorio.
Incremento significativo caratterizza anche i fondi pensione aperti (108.000 posizioni in più) ed i Pip (103.000 nuove posizioni).
Patrimoni in crescita costante
Molto interessanti sono i dati sui patrimoni, in costante crescita anche nel 2021. In particolare, le risorse destinate alle prestazioni raggiungono 212,6 miliardi di euro al 31 dicembre 2021, con un incremento di circa 14,7 miliardi. I fondi negoziali, in particolare, passano da 60,3 a 65,3 miliardi; i fondi pensione aperti passano da 25,3 a 28,9 miliardi; i Pip, invece, registrano un incremento di oltre 5 miliardi, raggiungendo 44,1 miliardi.
Incoraggiante è anche il dato contributivo: complessivamente i fondi pensione hanno incassato 13,3 miliardi, bel 890 milioni in più del 2020. Questo indica un’elevata vivacità ed interesse degli iscritti.
Rendimenti: meglio il fondo pensione del TFR, ma occorre scegliere il comparto giusto
I rendimenti del 2021, al netto dei costi e della fiscalità, sono stati in media positivi, soprattutto per i comparti con maggiore componente azionaria.
Il dato Covip mette anche in evidenza il rendimento medio annuo composto a dieci anni (2012-2021), che si attesta al 4,1 per cento per i fondi negoziali, al 4,6 per i fondi aperti, al 5 per i PIP di ramo III e al 2,2 per cento per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari all’1,9 per cento annuo.
Non sempre prudenza fa rima con previdenza. I rendimenti dei comparti più prudenti e dei comparti garantiti (al netto dell’effetto della garanzia, che comunque scatta in caso di pensionamento e altre fattispecie previste) sono stati molto contenuti. Questa constatazione porta a formulare una considerazione di carattere generale: i comparti più prudenti sono adatti per affrontare con serenità l’ultima fase dell’adesione al fondo, quando il nostro orizzonte temporale è più breve e dobbiamo evitare oscillazioni degli investimenti. Quando invece l’orizzonte temporale è più lungo, le nostre scelte dovrebbero essere diverse. L’ausilio a disposizione è il Questionario di autovalutazione Covip, contenuto nei moduli di adesione di tutti i fondi pensione che, in base alle nuove disposizioni in materia di trasparenza in vigore da giugno 2022, dovrà essere sottoposto agli aderenti con cadenza triennale. Il Questionario di autovalutazione ci aiuta a scegliere il comparto più adatto alle nostre caratteristiche personali.