di Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura
L’agricoltura sta vivendo una fase delicata: in poco più di due anni abbiamo affrontato una serie di eventi che solitamente accadono in un secolo. In un contesto già profondamente provato dalla pandemia, si sono innestati un conflitto alle porte d’Europa e uno stravolgimento climatico senza precedenti legato, anzitutto, alla siccità. Sebbene questo abbia portato ad una riscoperta della centralità dell’agricoltura e il sistema agricolo sia europeo che italiano si siano dimostrati vitali e resilienti, pronti ad intercettare i fattori di ripresa, d’altra parte, sono emerse anche alcune problematiche che è necessario affrontare con tempestività per favorire lo sviluppo dell’intero settore, ma non solo.
Il primo aspetto riguarda la sicurezza alimentare. È infatti fondamentale – la guerra lo ha messo in luce – perseguire una forte autonomia europea rispetto ai Paesi terzi, non solo in riferimento ai prodotti agricoli primari, ma anche ai mezzi tecnici necessari per produrli, primi fra tutti i fertilizzanti.
A questo primo tema si collega quello di una politica agricola nazionale unica e il più possibile uniforme, che esuli dalla semplice sommatoria di molteplici politiche regionali. Tale obiettivo può essere raggiunto, a nostro avviso, grazie ad un maggior coordinamento centrale.
Altro tema strategico per il settore è quello della PAC, che necessita di un urgente lavoro di revisione e adattamento al nuovo assetto dei mercati globali. Attualmente, il sostegno alla capacità del fatturato delle aziende proviene dalla PAC e dalle politiche di sviluppo rurale. Le risorse destinate all’agricoltura italiana fino al 2026 però si riducono del 15% in valore reale rispetto all’ammontare del periodo di programmazione precedente. È quindi necessario, per rispondere adeguatamente ai target emersi in questi ultimi anni, incrementare gli investimenti pensando a dei veri e propri percorsi di accompagnamento delle aziende agricole in questo periodo di transizione.
Un altro aspetto quanto mai attuale da cui l’agricoltura non può prescindere è quello dell’energia e della transizione energetica. I recenti avvenimenti hanno messo a dura prova la resilienza del settore primario, in particolare per via delle ultime quotazioni del gas naturale, i cui rialzi mettono a rischio l’intero ciclo di produzione e, quindi, l’esistenza stessa delle imprese. La situazione necessita di essere affrontata con prontezza e determinazione sia sul piano nazionale, con misure economiche e finanziarie tempestive ed improcrastinabili, sia sul piano europeo, con prospettive di medio termine che non lascino margine di incertezza per gli agricoltori. In questo scenario diventa fondamentale il ruolo delle imprese agricole nella produzione di energie rinnovabili (biogas, fotovoltaico, geotermica, ecc.).
Già negli ultimi vent’anni la produzione di tali energie ha segnato un importante incremento proprio grazie all’impegno del settore agricolo, sia in termini di soddisfacimento della domanda di energia del settore che di vendita.
Per procedere in tale direzione è dunque fondamentale proporre alle aziende agricole investimenti mirati allo sviluppo di impianti, in particolar modo fotovoltaici o a biogas, che coinvolgano anche i sistemi di trasformazione e distribuzione.
E come sta avvenendo nel caso del carbon farming, gli investimenti in agroenergia possono essere parte integrante dell’attività imprenditoriale. Quanto al carbon farming, non è più rinviabile la definizione di un indirizzo politico su questo tema: lo stoccaggio di carbonio nella vegetazione e, soprattutto, nel suolo sono preziosi. In attesa che su tale materia e sul mercato volontario dei crediti di carbonio si definiscano le regole a livello europeo, è importante definire una strategia italiana che, attraverso la costruzione di una rete tra imprese, favorisca il raggiungimento degli obiettivi previsti al 2030 e al 2050.
Un ruolo chiave in tutto questo lo giocano tecnologia e digitalizzazione, che consentono di produrre di più, in maniera più efficiente e con un minor dispendio di risorse. E’ quindi necessario accompagnare gli investimenti degli agricoltori verso il miglioramento della produzione, il monitoraggio delle coltivazioni e la tracciabilità dei prodotti, in una prospettiva di filiera.
Le sfide che l’agricoltura ha davanti necessitano quindi di un complessivo ripensamento strategico, frutto di una visione sostenibile e competitiva che favorisca lo sviluppo dell’intero settore.