Sarà un anno importante, questo 2025. Potenzialmente, un anno di svolta per il Paese. E noi della Flai Cgil siamo chiamati a intensificare la nostra lotta e la nostra mobilitazione. Viviamo tempi bui, rischiamo ogni giorno di vedere ristrette le nostre libertà, la deriva autoritaria impressa all’Italia, perfettamente in linea con un trumpismo già dilagante, ha ormai diverse facce, l’attacco alla magistratura, il premierato, l’autonomia differenziata, il decreto sicurezza. Ed è sempre più evidente il fastidio, che spesso sfocia in aggressioni mediatiche, verso chi esprime forme di dissenso, in special modo se indossa la maglia della Cgil.
Abbiamo appena finito di commentare la Manovra licenziata negli ultimi giorni del 2024: poche risorse per la sanità, pochissime per l’istruzione, i ceti più deboli della popolazione abbandonati, mentre aumentano le spese per gli armamenti e si tutelano solo le ricchezze e le rendite di pochi. Alla base, c’è un modello di sviluppo economico ispirato a un iperliberismo che ha già fatto danni ovunque, qui anche con la celeberrima agenda Draghi, celebrando il fallimento di questo capitalismo. Aumentano i poveri, anche tra coloro che hanno un’occupazione stabile. Nei nostri settori di riferimento, lavoro irregolare, sfruttamento e caporalato continuano a infestare il Paese, da nord a sud, come abbiamo denunciato a dicembre nel VII Rapporto dell’Osservatorio Placido Rizzotto, facendo anche competizione sleale verso quelle aziende agricole che applicano regolarmente i contratti di lavoro e le leggi del lavoro. Fenomeni che non riguardano solo gli immigrati, per i quali aspettiamo ancora una vera politica di accoglienza e integrazione, che non li gestisca unicamente come un problema di sicurezza. Sono sempre di più gli italiani malpagati e sfruttati. Ed è anche per questo che nel 2025 intensificheremo le iniziative del nostro sindacato di strada, attraverso le Brigate del lavoro. In generale, continueremo ad impegnarci a sottoscrivere rinnovi contrattuali che aumentino i salari e i diritti delle persone che lavorano.
In un momento tanto delicato, dobbiamo chiederci cosa può fare un’organizzazione sindacale come la nostra. Ci accusano, i nostri detrattori, di fare politica. Ma noi lo rivendichiamo. La Flai è un’organizzazione sindacale che rivendica giustizia sociale, a partire dal lavoro e che guardi all’intera società.
Il nostro impegno con il Fondo Nappo, nel restituire al territorio e alla comunità di Scafati un terreno strappato alla camorra, come quello con “Mediterranea” in mare per soccorrere i migranti e “Un ponte per” in Palestina, dà un senso a tutti noi della Flai che siamo quotidianamente impegnati nel costruire una società più giusta, in cui viva una cultura della legalità. Sono tutti spazi liberati, in cui noi sentiamo il dovere di mettere in moto meccanismi sociali virtuosi, che crescano con il contributo di tutti. E con la stessa convinzione, in coerenza con le nostre battaglie, ci mobilitiamo per il successo dei quesiti referendari, consapevoli che possono imprimere una svolta a un Paese altrimenti destinato ad accelerare la sua discesa verso una crisi economica, politica e morale, con inevitabili ricadute sulla condizione materiale di lavoratrici e lavoratori.
Sta qui, il senso della “rivolta sociale” invocata dal segretario generale Maurizio Landini. Sta qui, il senso del nostro agire quotidiano. Siamo in campo, senza tentennamenti, a cominciare dalla battaglia per i referendum. I quattro promossi dalla Cgil contro la precarietà, per contrastare le morti sul lavoro e per estendere diritti ai giovani, e quello sulla cittadinanza, per dare dignità a chi è straniero e vive nel nostro Paese come un ospite per troppi anni. Ognuno di noi, dirigenti sindacali, delegate e delegati, lavoratrici e lavoratori, cittadine e cittadini, si senta chiamato a dare il proprio contributo per portare venticinque milioni di italiani al voto. In ballo, c’è il futuro di questo Paese. Ne vale la pena.