Il settore agricolo vive un momento particolarmente delicato. Da un lato è sotto i riflettori per il continuo aumento dell’export e le ottime performance dei prodotti di qualità, ambasciatori del nostro Made in Italy nel mondo, dall’altro la produzione è spesso minacciata da crisi geopolitiche, cambiamenti climatici ed eventi metereologici estremi, continue impennate dei prezzi energetici e delle materie prime.
Un aspetto che viene poco enfatizzato, e su cui non ci si interroga mai abbastanza, però, è quello che c’è “dietro le quinte” delle nostre eccellenze agroalimentari.
La Uila è fermamente convinta che l’agricoltura italiana debba diventare eccellenza anche per il lavoro di qualità. Questo significa che è necessario promuovere con maggiore incisività la cultura della legalità per le produzioni del Made in Italy, nel rispetto dei diritti di chi lavora, puntando a certificare la buona occupazione e l’eticità delle produzioni. Non ci stancheremo mai di ripetere che i nostri prodotti, che ci rendono famosi nel mondo, devono profumare di legalità attraverso il rispetto dei contratti e della normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro.
Una battaglia per la quale noi siamo in prima fila, ma che non possiamo combattere da soli. Oggi più che mai è, dunque, indispensabile un’alleanza strategica tra le parti sociali, che devono essere coprotagoniste nel promuovere la buona occupazione, nel contrastare sfruttamento e concorrenza sleale. Da un lato è necessario intervenire per un’equa redistribuzione del valore lungo la filiera, riconoscendo un prezzo adeguato alla produzione primaria e rivendicando il principio di reciprocità in tutti gli accordi di libero scambio, affinché la competizione si realizzi nel rispetto della sostenibilità sociale tanto nel nostro Paese quanto a livello internazionale. Dall’altro, è indispensabile che le parti sociali lavorino concretamente, nella stessa direzione, a partire dalle politiche attive del lavoro. Queste ultime sono necessarie sia per favorire il ricambio generazionale, sempre più urgente nel nostro comparto, sia per attrarre e introdurre nel settore agroalimentare nuove professionalità, qualificate e competenti per vincere le sfide delle tre transizioni tecnologica, digitale ed ambientale.
E qui entra in gioco la bilateralità. Dalle politiche di connessione e alternanza scuola lavoro, alla formazione iniziale e continua, all’orientamento e alla gestione tra domanda e offerta di lavoro, la chiave di volta è il rafforzamento del ruolo strategico della bilateralità per supportare imprese e lavoro nelle nuove sfide che si trovano ad affrontare e per creare un mercato del lavoro trasparente in cui sarà possibile certificare la qualità totale delle produzioni. Le rappresentanze agricole e datoriali devono poi impegnarsi congiuntamente per debellare la piaga del caporalato e dello sfruttamento in agricoltura, ambito in cui gli Enti agricoli bilaterali possono svolgere un ruolo strategico perché costituiscono lo strumento tecnico operativo delle sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità, istituite con la legge 199/2016, che in connessione con il sistema pubblico può favorire il mismatch domanda/offerta di lavoro richiesta dal mercato e gestire in modo trasparente il tema dei trasporti e degli alloggi, sottraendo così i lavoratori agricoli al ricatto dei caporali.
Nell’era dell’intelligenza artificiale non possiamo prescindere da un progresso che tenga conto anche della dimensione sociale e dunque la qualità del lavoro deve essere un tema centrale, mettendo in campo anche una visione complessiva che riguarda il ruolo indispensabile per il nostro paese dei lavoratori immigrati. A questo proposito va superato ogni approccio ideologico in tema di politiche migratorie, ricercando soluzioni che diano risposte concrete e favoriscano la vera integrazione di una fetta importante di lavoratori che contribuisce a realizzare le eccellenze della nostra agricoltura.
Affidare alle parti sociali un ruolo centrale in tema di politiche attive del lavoro e rivitalizzare la concertazione è per la Uila la strada giusta per garantire che, in futuro, il nostro Made in Italy abbia effettivamente il sapore della legalità.