Negli ultimi anni, numerosi studi, sia sperimentali che osservazionali, hanno evidenziato l’impatto della variabilità meteo-climatica e del cambiamento climatico sull’attività delle api e sulla fenologia delle piante mellifere. Recenti ricerche hanno documentato un anticipo fino a 13,5 giorni nel germogliamento di molte specie mellifere tra il 1956 e il 2010, con ripercussioni anche sulle successive fasi di fioritura. Un anticipo di 3-11 giorni è stato osservato anche in diverse fasi fenologiche di specie coltivate. L’incremento delle temperature invernali e primaverili, infatti, ha accelerato lo sviluppo fenologico delle piante, influenzando l’attività degli insetti impollinatori nei diversi ecosistemi.
Già negli anni ‘80 alcuni studiosi hanno evidenziato l’effetto delle temperature e della radiazione solare sull’attività delle api: all’aumentare della temperatura, si registra un incremento dei voli, lo stesso effetto si osserva con l’incremento della radiazione solare, fino a una soglia di 0,66 Langleys, oltre la quale il numero di voli diminuisce.
Altri studi hanno dimostrato l’influenza delle condizioni meteorologiche sull’attività di bottinaggio. Le api mellifere mostrano la capacità di percepire l’arrivo delle precipitazioni, intensificando la loro attività nelle giornate precedenti alla pioggia. Tuttavia, la pioggia influisce indirettamente sul comportamento delle api, alterando la quantità e la consistenza del nettare nei fiori. In condizioni di clima caldo, secco e ventoso, le api tendono a raccogliere più polline rispetto al nettare, mentre in presenza di forti piogge o brezza leggera, si osserva una significativa riduzione della raccolta di polline e una maggiore preferenza per il nettare.
Partendo da questi presupposti, il DAGRI dell’Università di Firenze, in collaborazione con l’istituto di bioeconomia del CNR e il Lamma (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile) ha voluto analizzare l’effetto dei principali parametri meteorologici sull’accumulo di miele durante la fioritura del tiglio e del castagno in un’area collinare della Toscana.
Per rilevare le condizioni meteorologiche atmosferiche e all’interno dell’apiario, sono stati installati sensori collegati a un data logger. I parametri monitorati hanno incluso: temperatura dell’aria, umidità relativa, radiazione solare, velocità e direzione del vento, precipitazioni, pressione atmosferica e peso dell’arnia. La stazione sperimentale si trova in un’area collinare prevalentemente boscata, nel comune di Scarperia e San Piero a Sieve, in provincia di Firenze.
La fenologia di castagno e tiglio è stata monitorata per valutare la corrispondenza tra l’accumulo di miele e le due principali specie mellifere presenti nell’area di studio durante il periodo di riferimento, caratterizzato da una notevole sovrapposizione delle fioriture. L’analisi ha riguardato la stagione del 2020, con il periodo di bottinaggio compreso tra il 1° giugno e il 4 luglio.
Per ogni giornata, l’incremento di accumulo di miele è stato calcolato come differenza tra il peso dell’arnia registrato alle ore 21 del giorno “d” e quello del giorno precedente (“d-1”), momento in cui, in condizioni meteorologiche favorevoli, si registra il picco giornaliero di peso. Tutte le variabili meteorologiche sono state campionate su base giornaliera.
I dati sono stati poi analizzati attraverso una matrice di correlazione tra tutte le variabili meteorologiche e l’incremento di peso dell’arnia. Inoltre, è stata condotta un’analisi sulle serie temporali degli incrementi di peso e delle variabili meteorologiche, calcolando i relativi coefficienti di correlazione.
Principali risultati
La temperatura dell’aria ha mostrato, in generale, una buona correlazione con l’incremento di peso del miele. In particolare, la correlazione con la temperatura massima è risultata più significativa rispetto a quella con la temperatura media, mentre la minima non ha evidenziato effetti sull’accumulo. La temperatura media giornaliera, calcolata come media delle temperature orarie registrate tra le 8:00 e le 20:00, ha mostrato una correlazione migliore rispetto alla temperatura massima, sebbene quest’ultima possa comunque essere un ottimo indicatore delle condizioni favorevoli all’accumulo di miele, soprattutto in assenza di dati più dettagliati.
Le precipitazioni sembrano invece avere un effetto negativo all’accumulo di miele, con il numero di giorni consecutivi di pioggia che ha anch’esso mostrato una correlazione negativa. Al contrario, i giorni consecutivi di siccità sono positivamente correlati e rappresentano il miglior descrittore tra gli indici pluviometrici.
Sia la radiazione solare che la pressione atmosferica hanno mostrato una correlazione positiva con l’accumulo di miele, sebbene queste variabili siano strettamente legate all’andamento termico e pluviometrico. L’intensità del vento non ha mostrato correlazioni significative, probabilmente a causa della scarsità di giornate con differenti velocità del vento o dell’effetto di mediazione tra dati diurni e notturni. L’umidità relativa ha mostrato, come la pioggia, una correlazione negativa l’accumulo di miele.
Conclusioni
Le variabili meteorologiche come la temperatura diurna e massima dell’aria, la direzione del vento, la radiazione solare e il numero di giorni consecutivi senza precipitazioni hanno mostrato una correlazione diretta con l’attività di bottinatura delle api. La metodologia adottata rappresenta solo un primo approccio esplorativo per comprendere un sistema complesso che coinvolge l’interazione tra piante, insetti e l’intervento dell’uomo. Le condizioni meteorologiche influenzano sia l’attività mellifera delle piante sia quella bottinatrice delle api, mentre l’apicoltore, con le sue periodiche operazioni sull’apiario, può influire sul peso monitorato.
L’analisi di ulteriori serie di dati, acquisiti in diversi anni o contesti ambientali, consentirà di approfondire non solo le relazioni tra parametri meteorologici e accumulo di miele, ma anche di identificare le soglie critiche di temperatura, vento, pioggia, radiazione solare e umidità relativa che condizionano l’attività delle api, la produzione di nettare e la sua fluidità.