Il lavoro agricolo è un elemento di grande importanza per l’economia di ogni Paese. In Italia sono oltre un milione i lavoratori dipendenti nel settore primario: un numero che negli anni è rimasto pressoché invariato. Anche quando altri comparti erano in sofferenza, infatti, l’occupazione in agricoltura ha sempre tenuto, registrando piccole crescite e diventando a tutti gli effetti un volano economico.
Con l’evoluzione del settore primario si è anche modificato il modello di lavoro che richiede nuove competenze. Le figure professionali in agricoltura oggi devono occuparsi, ad esempio, di attività come la produzione di energia elettrica, la digitalizzazione, la trasformazione dei prodotti, ma anche di ricezione e ospitalità turistica, con una clientela sempre più internazionale ed esigente. Tutti ambiti in cui non basta più la mera manodopera nell’accezione più comune, ma sono necessarie competenze specifiche. Questo può essere un problema di rilievo, poiché ultimamente le aziende hanno difficoltà sia a reperire lavoratori dal punto di vista quantitativo, sia sotto il profilo qualitativo. Serve pertanto una formazione che consenta di creare queste nuove figure qualificate che rispondano alle nuove esigenze dell’agricoltura del nostro Paese. Un’agricoltura che sta modificando il proprio tessuto produttivo verso aziende sempre più grandi, multifunzionali, con un aumento del numero di società e di IAP (imprenditori agricoli professionali).
In tutto ciò riveste prioritaria importanza il meccanismo di reclutamento degli operai agricoli. In Italia quasi un terzo dei lavoratori è straniero, sebbene cambi la geografia di provenienza: aumentano gli extracomunitari, in particolare indiani, albanesi e marocchini, ma gli intoppi burocratici frenano il loro inserimento nelle aziende, che diventano così meno attrattive rispetto a quelle dei nostri Paesi competitor.
La normativa d’urgenza approvata dal Governo con il DL 11 ottobre 2024, n. 145, introduce modifiche alla disciplina di ingresso in Italia di lavoratori stranieri.
Confagricoltura apprezza le novità finalizzate ad accorciare i tempi dell’iter burocratico per l’assunzione, come ad esempio la digitalizzazione della procedura di sottoscrizione del contratto di soggiorno. Riteniamo inoltre particolarmente positivi i passaggi del decreto relativi alla stabilizzazione dei lavoratori stagionali, con l’introduzione della possibilità di convertire i permessi di lavoro temporanei in permessi per lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato al di fuori delle quote individuate del ‘decreto flussi’. Proprio quest’ultima novità è stata fortemente voluta da Confagricoltura, che nel tempo ha avuto modo di avanzare più volte tale richiesta, anche in occasione delle consultazioni con il Governo nelle settimane che hanno preceduto l’emanazione del decreto-legge.
Più i generale, Confagricoltura apprezza l’intento di superare le criticità emerse con gli ultimi ‘click day’ e di garantire maggiore trasparenza del sistema, a condizione però che tali interventi non si traducano in aggravi delle procedure.
Allargando gli orizzonti al di là delle norme necessarie per risolvere gli attuali problemi e affrontare le emergenze, per una crescita ancora più condivisa e forte del settore primario il nostro auspicio è di riuscire a fare sistema insieme a tutti gli attori del comparto agricolo, rivedendo gli strumenti in atto e senza mai perdere di vista il contratto nazionale di lavoro, che per Confagricoltura rimane il punto di riferimento quando si parla di occupazione. Le nostre proposte per un cambio di passo spaziano quindi da interventi sui trattamenti economici per renderli più attrattivi e competitivi nell’ambito del CCNL (in queste settimane peraltro si stanno chiudendo i contratti collettivi di secondo livello su base provinciale per gli operai agricoli), al mantenimento del taglio del cuneo fiscale per i dipendenti, alla detassazione degli aumenti retributivi contrattuali, fino ad azioni utili ad avvicinare i giovani al mondo agricolo riconoscendo crediti e incentivi, rivedendo la narrazione dell’agricoltura al grande pubblico. Si può iniziare già dalle scuole, costruendo una cultura del settore primario facendolo diventare realmente attrattivo e più corrispondente alla realtà delle nostre campagne.
Qualcosa sta cambiando. Dopo anni, l’agricoltura sta acquistando, anche a livello europeo, una centralità finora rimasta sfumata. Occorre tuttavia dare seguito ai buoni propositi con politiche lungimiranti per il bene di tutti: della popolazione, dell’economia e del pianeta.