«La Repubblica sa identificarsi in ampia misura nell’agricoltura. È valso al tempo della pandemia e agli agricoltori va il ringraziamento dello Stato per aver assicurato nutrimento in tempi difficili. Così come per le alluvioni che colpiscono l’Italia e che vedono prove di autentica responsabilità e di grande solidarietà del mondo agricolo. La Repubblica sa che l’agricoltura è determinante per il futuro del pianeta e che è a partire da elementi essenziali come l’acqua e il cibo che si costruisce la pace tra i popoli. L’agricoltura è futuro per l’umanità». Lo ha dichiarato il Capo dello Stato Sergio Mattarella dal palco del teatro Eliseo di Roma in occasione delle celebrazioni per gli 80 anni di Coldiretti.
Il Presidente Mattarella, per l’occasione, ha ripercorso le tappe storiche centrali che hanno portato allo sviluppo del settore primario nel nostro Paese, dal latifondo all’agricoltura moderna, con riferimenti alla storia e alla Costituzione italiana, ricordando battaglie politiche, sociali e uomini che con la loro caparbietà e lungimiranza hanno contribuito in modo cruciale a scrivere la storia del comparto e non solo.
«Rivolgere lo sguardo a questi 80 anni che ci separano dal 1944 – ha detto – significa leggere la storia di un Paese che ha saputo modernizzarsi, crescere, consolidare la libertà dei suoi cittadini, vivere in pace, realizzare importanti obiettivi che la Costituzione della Repubblica ci ha affidato in questa storia. Tra i protagonisti troviamo la Confederazione nazionale dei coltivatori diretti o più semplicemente la Coldiretti, come gli italiani hanno appreso chiamarla».
«La questione agraria ha segnato la vita della Repubblica – ha sottolineato Mattarella – rappresentando una delle cartine di tornasole della capacità del nuovo ordinamento di rendere effettivi i diritti elencati dalla nostra Carta fondamentale. Il grande progetto della Costituzione, che puntava al progresso e al benessere di una nazione arretrata e iniqua verso gran parte dei suoi cittadini, si è misurato in primo luogo nei campi, generando quella evoluzione che avrebbe trasformato il mondo agricolo, da presunto peso e problema della società italiana, in risorsa preziosa. L’Italia repubblicana e la scelta europea avrebbero posto fine alla concezione che vedeva un settore produttivo primario subordinato ad altri interessi, a una concezione dei lavoratori del settore agricolo come destinati a un futuro meno fortunato di quelli di altri ambiti. Rigettando l’idea di un’agricoltura forzata a scegliere tra latifondo o modello sovietico di carattere collettivistico».
Dal latifondo all’agricoltura moderna
Dalla trasformazione del latifondo a “la terra a chi la lavora” prende vita quindi un approccio nuovo, moderno, «in cui si riscontrano elementi specifici di un’attività imprenditoriale che ha l’orgoglio di lavorare in proprio sul proprio. Elementi che – ha ribadito Mattarella – riassumono caratteri della battaglia mossa dalla Coldiretti in quegli anni: libertà di intraprendere, con il concorso essenziale della Repubblica attraverso la riforma fondiaria e quella agraria, con la distribuzione delle terre, la libertà di coltivazione, la libertà di commercio dei beni prodotti».
Dall’esperienza della Coldiretti, incarnata allora nel suo fondatore Paolo Bonomi, che fu membro della Consulta nazionale, poi della Costituente e infine della Camera dei Deputati fino al 1983, è venuto, come sottolineato da Mattarella, anche «un contributo alla definizione delle modalità organizzative e del ruolo delle forze sociali della neonata democrazia».
«Oggi serve la stessa lungimiranza dei padri fondatori»
Forte il richiamo alla costruzione di un presente solido e di un futuro prospero che il Presidente Mattarella disegna attraverso un atto di coraggio: «Non bisogna avere paura del nuovo. Vale per il cambiamento climatico, per esempio. Occorrono ricette, soluzioni aggiornate, con la stessa lungimiranza che permise di affrontare, con i mezzi di allora, la rinascita del Paese». Se, ha sottolineato Mattarella, i padri della Repubblica e della Coldiretti «avessero avuto lo sguardo rivolto all’indietro, dove ci avrebbero portato? Dove saremmo oggi? Siamo loro debitori e dalla loro esperienza sollecitati alla medesima lungimiranza».
Prandini: «No tagli al settore agricolo nella manovra»
«Siamo stati protagonisti di un riscatto sociale senza pari, siamo stati un motore della rinascita dell’Italia. E ancora oggi rappresentiamo il cuore pulsante che dà vita al sistema agroalimentare italiano che in tutta la filiera genera un valore che supera i 620 miliardi di euro». Con queste parole il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha aperto il suo intervento, rimarcando però come anche quest’anno il comparto abbia subìto un importante danno di carattere economico -pari a 8,5 miliardi di euro- a causa delle avversità climatiche.
A riguardo, Prandini ha chiesto alle Istituzioni di intervenire con la realizzazione di bacini di accumulo: «Trattenere l’acqua piovana quando c’è, utilizzarla quando serve per il settore agricolo, ma anche per lo sviluppo delle energie rinnovabili come l’idroelettrico. Senza acqua non c’è cibo, non c’è industria, non c’è sviluppo e non ci sarà intelligenza artificiale, perché sappiamo quanta acqua è necessaria per il suo funzionamento, ma soprattutto non c’è vita».
Nella manovra finanziaria Prandini ha invocato lungimiranza per quanto riguarda i temi di carattere fiscale. «La prima cosa che chiediamo – ha detto – è che non ci siano tagli rispetto alle misure degli anni precedenti per poter continuare ad investire in tecnologia, quindi sostenere l’agricoltura 5.0. L’utilizzo dei dati sarà fondamentale per tracciare tutto ciò che avviene nella filiera agroalimentare e renderlo disponibile ai cittadini».
«Altresì prioritario è investire ulteriormente in formazione e in ricerca, perché un Paese che non investe in modo significativo su questi due pilasti rischia poi nel medio periodo di perdere posizioni di mercato, cosa che noi ovviamente non ci possiamo permettere. Abbiamo bisogno – ha concluso – di una formazione di alto livello che dia prospettive ai giovani che lavoreranno nelle nostre imprese. Sarà grazie a queste giovani competenze che potremo vincere le sfide che abbiamo davanti».
Un’Europa meno burocratizzata e più coraggiosa
Prandini ha infine sollecitato un’Europa meno burocratizzata, più coraggiosa, che dia risposte alle famiglie e alle imprese, «dove agricoltura e ambiente siano capaci di tenersi per mano e affrontare le sfide che abbiamo davanti. Un’Europa che si apra ad una sfida mai sottolineata prima quella della sovranità alimentare e agricola, senza pregiudizi ideologici. Paolo Bonomi diceva «L’Europa deve sentire l’imperativo categorico di unirsi, ma senza mai pregiudicare i nostri territori, la nostra identità, la nostra cultura».
Lollobrigida: «Continueremo ad investire per rafforzare il settore agricolo»
Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida a margine delle celebrazioni ha rassicurato su possibili tagli in manovra per il settore primario ribadendo: «Penso che non ci sia niente da temere. Si tratta, come sempre, di ragionare sulle cose che sono utili, sull’efficientamento della spesa e sul taglio di quelle che sono le cose meno utili. Credo – ha concluso il ministro – che non esista alcun Governo degli ultimi trent’anni che abbia investito così tanto in agricoltura, quindi continueremo, sollecitati anche dalla Coldiretti, a lavorare in questo modo per rafforzare un sistema primario che per noi è fondamentale. Dico per noi italiani più che per noi Governo».