Tra gli ambiti di intervento del DL Agricoltura, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale, approvato in Senato e in attesa del passaggio definitivo alla Camera, ci sono anche le Tecniche di evoluzione assistita (Tea). E grazie a un emendamento, presentato da Luca De Carlo, presidente della IX Commissione Senato – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, e dal vicepresidente Giorgio Maria Bergesio, è stata prorogata di un anno, fino al 31 dicembre 2025, la possibilità di sperimentare in campo, su siti autorizzati, le piante ottenute attraverso le Tea. La proroga dà ossigeno ai centri di ricerca dopo il mancato accordo a Bruxelles.
La norma attualmente in vigore fissa al 31 dicembre 2024 il termine entro il quale i centri di ricerca possono presentare progetti. «La proroga – ha spiegato De Carlo – si rende necessaria per evitare il blocco delle semine visto che i tempi per la formazione della nuova commissione europea e della ripresa delle attività del parlamento europeo non porterebbero all’approvazione del regolamento entro fine anno. Per questo tipo di attività è necessario poter programmare».
Lo stallo normativo europeo
La legislatura si è conclusa senza l’approvazione della proposta di regolamento che, rispetto agli Ogm consolidati, deregolamenta le Tea (o Ngt) di categoria 1, ovvero quelle combinazioni in grado di produrre mutazioni che potrebbero avvenire in natura o attraverso tecnologie genetiche tradizionali.
Lo scorso febbraio il Parlamento europeo aveva dato il via libera alle norme Ue per le nuove tecniche genomiche. Il testo era stato approvato in sessione plenaria con 307 voti favorevoli, 263 contrari e 41 astensioni e mirava a regolare le tecniche che alterano il materiale genetico di un organismo per sviluppare piante più resistenti agli stress biotici e abiotici. Questo via libera apriva la strada ai negoziati con i governi Ue per arrivare all’accordo finale.
Attualmente tutte le piante ottenute con le nuove tecniche genomiche sono soggette alle stesse regole degli organismi geneticamente modificati (Ogm). Con questa nuova regolamentazione, gli eurodeputati erano d’accordo nel suddividere le piante Ngt in due diverse categorie soggette a vincoli differenti.
Le piante che presentano mutazioni semplici (Ngt 1), cioè simili a quelle che possono essere ottenute con l’incrocio tradizionale o possono accadere in natura e che sono considerate alla stregua delle piante convenzionali, dovevano essere soggette a un iter di autorizzazione veloce, esentate dalla maggior parte dei requisiti di sicurezza previsti dalla legislazione Ue sugli Ogm.
Tutte le altre piante (Ngt 2), prodotte con le stesse tecniche ma con modifiche più complesse, invece, dovranno continuare ad essere equiparate agli Ogm, soggette a una delle legislazioni, come sottolineato, «tra le più rigorose al mondo» che include l’etichettatura obbligatoria dei prodotti.
Lo scorso 27 giugno, il Comitato delle rappresentanze permanenti degli Stati presso l’Unione europea (Coreper) non è riuscito a trovare un accordo per il mandato negoziale sulla proposta della Commissione sulle Tea, segnando così una battuta d’arresto nell’iter legislativo.