Roma – Il Mediterraneo come una grande pentola nella quale l’Italia non si bagna, ma brucia. Riserve idriche ai minimi storici, raccolti compromessi e la popolazione soffre per la mancanza di acqua a Sud. A Nord, invece, bombe d’acqua ed esondazioni mettono in ginocchio il Paese. L’Italia è praticamente divisa in due.
La situazione è allarmante nell’Italia centrale, dove si registrano livelli di siccità eccezionali, ma le conseguenze di questo picco termico del 2024 lo pagano, per mancanza d’acqua, Sicilia, Basilicata e Puglia. L’agonia dei campi ha trasformato il Sud in una landa assetata.
È il quadro poco rassicurante che emerge dall’osservatorio ANBI, l’associazione nazionale dei consorzi di bonifica ed irrigazione che in una conferenza stampa, a pochi giorni dall’assemblea annuale che si terrà a Roma i prossimi 2 e 3 di luglio ha riunito i giornalisti per fare il punto sulla situazione di questa estate 2024.
“Le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici, sono sotto gli occhi di tutti afferma Paolo Sottocorona, noto meteorologo, che studia le mappe satellitari della nostra Penisola. Prevede, attraverso il calcolo di probabilità, una panoramica sul cambiamento climatico in Italia e analizza le tendenze in atto e le loro implicazioni per il futuro. A che punto della notte siamo? Cita il premio Nobel Dario Fo. “Se continua così – afferma – tra cento anni la maggior parte dei porti italiani, da Trieste a Genova, passando per Ancona, Bari, Taranto, Reggio Calabria, Civitavecchia, Livorno saranno tutti sott’acqua”; mentre oggi la temperatura del Mediterraneo registra un + 4 gradi rispetto all’oceano Atlantico. “Ciò significa più evaporazione, più nubi, più piogge. Dobbiamo essere più virtuosi; lavorare per i prossimi 50 anni e progettare per il dopo domani, ma incominciando da oggi, perché i nostri nipoti possano vivere in un mondo migliore”.
Non c’è da stare allegri, ma per fortuna la macchina della prevenzione civile dei consorzi di bonifica è al lavoro da diversi anni per mitigare a livello nazionale e locale, con innovazioni tecnologiche all’avanguardia e la gestione idrica sostenibile.
“La siccità – riferisce Francesco Vincenzi presidente di ANBI – è una sfida complessa che richiede un impegno da parte di tutti gli attori per costruire un futuro più resiliente ai cambiamenti climatici”. Vincenzi avverte delle conseguenze economiche del rischio idrogeologico che è già sotto gli occhi di tutti, “ma non abbiamo perso la speranza; vi sono comportamenti virtuosi che Anbi ha già posto in essere con progetti cantierabili. Un sostegno poderoso è giunto dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma dobbiamo una volta per tutte scrollarci di dosso l’immagine di questa Italia in ginocchio perché siccità e caldo record mettono a rischio il Paese e la sua reputazione. L’acqua – conclude Vicenzi – è un bene che fa bene al Paese, alle aziende, alla nostra economia, al nostro made in Italy agroalimentare perché genera valore, e non può essere considerata alla stregua di una rendita finanziaria”.
Di conseguenze reali sull’economia parla il prof. Fabrizio De Filippis, attuale consulente ISMEA, ma professore emerito di economia agraria all’Università di Roma Tre. “Il rischio idrogeologico è sempre più reale. Le ondate di caldo con conseguente siccità, sono sempre accompagnate da eventi atmosferici fuori dal comune per la loro violenza”. Le esondazioni dei fiumi e le inondazioni con disastri catastrofici hanno un costo sull’economia del Made in Italy e sono direttamente collegati alla mancanza di reddito e di ricchezza. “Rischiamo – prosegue il prof. De Filippis – di mettere a repentaglio i 60 miliardi di Euro di esportazione agroalimentare del nostro miglior made in Italy. Il nostro cibo che è la bandiera della vera origine italiana già soffre per la mancanza d’acqua il che significa meno produzione, più inflazione per l’effetto depressivo causato dall’aumento dei prezzi ed aggravato dalla crisi geopolitica, scatenata dalle guerre in atto in tutto il mondo”. Solo una continua attenzione, una cultura della prevenzione dei territori possono rappresentare una delle soluzioni per una lungimirante e generalizzata opera di bonifica “Spenderemmo meno se prevenissimo le emergenze – conclude De Filippis – invece di continuare a riparare danni che potrebbero essere evitati”.
Secondo un recente rapporto commissionato dal Censis infatti, tra il 1980 ed il 2022, e cioè negli ultimi quarant’anni, i cambiamenti climatici hanno provocato danni in Italia per oltre 111 miliardi di Euro. Un terzo dei danni alle imprese provocati da eventi estremi nella UE è stato pagato dall’Italia, dove un’impresa su quattro è minacciata dal cambiamento climatico poiché si trova in un territorio a rischio frane ed alluvioni.
“La storia ci dice che la prevenzione è l’arma vincente contro il cambiamento climatico. Massimo Gargano, direttore generale di Anbi afferma che le azioni e la progettualità dei consorzi di bonifica, nelle aree dove questi sono messi nelle condizioni di operare correttamente, è vincente. Se ne avvantaggiano le aziende, gli stessi territori che sono messi in sicurezza, gli invasi per accumulare l’acqua da distribuire quando ce n’è bisogno; l’acqua che viene usata e non consumata e che rappresenta il vero booster del nostro made in Italy agroalimentare”.
La strategia dei consorzi di bonifica è un mantra che si ripete da quasi un secolo per la corretta gestione delle risorse idriche e mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. Oggi il mantra serve più di ieri, perché in Sicilia oltre il 50% del territorio con allarme rosso per siccità e desertificazione; l’acqua disponibile nei bacini siciliani è dimezzata rispetto al 27 maggio. La maggior parte dei pozzi in Sicilia ha bisogno di manutenzione straordinaria. I fiumi in calo in tutto il Centro-Sud, con il Tevere al 55% della portata media e linevitabile risalita del cuneo salino. I laghi di Lazio e dell’Umbria in drastico calo, con il Trasimeno con 15 cm sotto il minimo vitale. La Basilicata e la Puglia con riserve idriche dimezzate rispetto al 2023.
Gargano parla di recrudescenza dei fenomeni atmosferici avversi. Tra il 1° gennaio ed il 19 giugno ’24 sono state registrate nel nostro Paese: 10 valanghe; 506 nubifragi, 184 grandinate anomale; 81 trombe d’aria; 24 fulmini dannosi. “Nonostante una recente e maggiore attenzione della politica, siamo ancora in attesa di fondamentali interventi come il piano invasi, proposto da Anbi e Coldiretti, nonché l’approvazione della legge contro l’indiscriminato consumo di suolo, dispersa da oltre un decennio nei corridoi parlamentari. Dobbiamo evitare – ha poi concluso Gargano – che la sfida della crisi idrica nel nostro paese non si riduca ad un Nord sott’acqua e ad un Sud allo stremo”.
L’assemblea Anbi 2024 del prossimo 2 e 3 luglio affronterà tutti questi temi cercando risposte e individuando impegni da parte delle Istituzioni.
Uno di questi temi, per fortuna con risvolti positivi, è proprio la proficua collaborazione tra l’ANBI e l’ENPAIA. Si parte proprio il 2 luglio alle 14:00 con l’intervento del presidente di Fondazione ENPAIA, Giorgio Piazza sulle: Tutele previdenziali come asset strategico per il settore primario Italiano.
Più sotto una foto dal satellite rende molto di più di mille parole.