Il cancro batterico dell’actinidia è la batteriosi più pericolosa per la coltura. Il patogeno è in grado di colpire tutte le specie e le varietà coltivate. La malattia non è eradicabile e attualmente il controllo si basa su approcci agronomici e impiego di prodotti fitosanitari. Ma da oggi i frutticoltori hanno un’arma in più contro questo patogeno: i raggi ultravioletti, una strategia di difesa che permette anche di ridurre l’uso dei fitofarmaci. La ricerca condotta da Enea e Crea ha evidenziato che oltre il 60% del campione irradiato ha mostrato una sensibilità ridotta al cancro batterico.
Come spiegato da Paolo Di Lazzaro del laboratorio Enea di Applicazioni dei plasmi ed esperimenti interdisciplinari, «la dose di raggi UV ha indotto la produzione di particolari molecole, come carotenoidi e fenoli, che hanno rafforzato le naturali difese della pianta».
Alternativa all’uso di fitofarmaci
«Questo effetto – ha precisato Simona Lucioli, ricercatrice del Centro Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura (Crea-Ofa) – è noto come ormesi e potrebbe rappresentare un’alternativa promettente per contenere l’uso dei fitofarmaci in agricoltura, con notevoli vantaggi per l’ambiente e la salute di consumatori e operatori del settore».
I risultati della sperimentazione
Come spiegano i ricercatori, le foglie di kiwi infettate e non trattate con raggi UV-C, già dopo una settimana, hanno mostrato imbrunimenti e afflosciamenti fogliari, che viceversa sono risultati quasi assenti nei gruppi irraggiati e infettati. A distanza di 10 giorni anche i gruppi irraggiati hanno iniziato a presentare sintomi di infezione ma, dopo tre settimane, l’infezione è rimasta circoscritta al 36% delle foglie irraggiate e inoculate mentre ha colpito oltre il 90% delle foglie infettate e non trattate con raggi UV.
«Il confronto tra i campioni di kiwi ha messo in evidenza un aumento della produzione di clorofille, carotenoidi, polifenoli e dell’attività antiossidante nelle foglie irraggiate. I risultati – hanno puntualizzato i ricercatori – confermano l’importanza di uno studio specifico per individuare l’intervallo di dose UV-C ottimale».
Per l’irraggiamento i ricercatori hanno sviluppato e realizzato un dispositivo portatile delle dimensioni di uno smartphone composto da 20 LED, capaci di emettere raggi UV in modo controllato, con un’elettronica che consente irraggiamenti di potenza e di durata variabile e un sistema di raffreddamento per garantire la stabilità dell’intensità irraggiata soprattutto nei trattamenti di lunga durata.
Identikit del cancro batterico
Il cancro batterico del kiwi, causato dal batterio Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa) è diffuso in tutto il mondo con effetti devastanti su qualità e quantità del raccolto. La malattia, segnalata per la prima volta in Giappone nel 1984, è arrivata in Italia nel Lazio (in provincia di LT) nel 2007.
Il batterio può agire a livello vascolare e una volta penetrato all’interno della pianta attraverso gli stomi e ferite di vario genere è difficile da contrastare, così come il suo processo infettivo. Il decorso della malattia può essere rapido e portare velocemente alla morte delle piante colpite.
Il periodo più critico per l’infezione e la diffusione del batterio è la fioritura della pianta. Per limitarne la diffusione i frutticoltori devono porre diversi accorgimenti prima di tutto nella fase di potatura, che va effettuata con le piante in pieno riposo vegetativo, quando le condizioni sono meno favorevoli allo sviluppo della malattia. Durante la fase del “pianto” il batterio è molto attivo e le ferite date dalla potatura, se effettuata in questo periodo, rappresenterebbero la via preferenziale di ingresso nei vasi della pianta.
Ristagni idrici e umidità sono condizioni favorevoli alla Psa, così come l’irrigazione sopra chioma.
Lazio prima regione in Italia per produzione di Kiwi
La Fao stima in oltre 270 mila ettari la superficie mondiale coltivata a kiwi, con l’Italia (circa 25mila ettari) seconda soltanto alla Cina (185mila ettari).
Dati Istat 2022, relativi a superfici e produzione anni 2021-2022, attestano che la produzione di kiwi in Italia ha registrato un trend di crescita da un anno all’altro del 23%, con una produzione totale pari a 537.867 tonnellate (in aumento di 101mila tonnellate sul 2021).
La prima regione italiana per produzione è il Lazio, con volumi pari a 239.231 tonnellate su circa 9.500 ettari dedicati.