«Senza ricambio generazionale non ci sarà più la nostra agricoltura». Lo ha affermato senza mezzi termini il presidente Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Mirco Carloni, primo firmatario della legge “Gioventù agricola”, durante la conferenza stampa svoltasi presso la sede della Fondazione Enpaia, l’Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura.
A sostenere tale rischio enunciato da Carloni, i dati. Secondo l’ultimo rapporto Ismea, il numero di imprese agricole condotte da under 35 si è ridotto nel 2023 a una velocità crescente arrivando, nell’ultimo trimestre dell’anno, a registrare un calo del 4,8%, (il 2022 aveva segnato una diminuzione del 2,4%). Esaminando il periodo tra il 2018 e il 2023 sono scomparse, o sono “invecchiate”, complessivamente 4.904 imprese agricole giovanili, pari a 2,3 aziende al giorno.
Sebbene il ricambio generazionale in agricoltura rappresenti storicamente una delle maggiori sfide e risulti prioritario sia nell’agenda politica europea sia nel Piano strategico per la Pac dell’Italia, le aziende giovani faticano ad insediarsi nel settore. L’Italia è tra i paesi dell’Unione europea che registra i più alti tassi di invecchiamento nel comparto primario e a questo fenomeno si associa un trend costante verso l’abbandono delle attività agricole, in particolare nelle aree più marginali.
Primo insediamento funziona poco e male
Dal 2010 al 2020, nonostante gli incentivi della Pac per il primo insediamento, in base ai dati del settimo censimento Istat, le aziende italiane condotte da under 41 sono diminuite del 2,2% passando dall’11,5% del totale al 9,3%.
Per quanto riguarda l’implementazione dei Psr in Italia, secondo un’analisi del Centro studi Divulga su statistiche primarie riferite ai Psr 2014-2020, al mese di luglio 2022 state presentate oltre 45mila domande di primo insediamento. Di queste, 22.482 -la metà- sono state ammesse a finanziamento. E se esaminiamo il numero delle domande pagate sul totale delle domande presentate, circa una domanda su tre ha ottenuto il relativo pagamento (in acconto o saldo).
Al Centro e al Sud chiudono più aziende giovani
Approfondendo il campo di indagine a livello regionale, nel periodo 2018-2023, l’analisi Ismea conferma una diminuzione delle aziende giovanili su tutto il territorio: più marcata per il Centro (-12,4%) e per il Mezzogiorno (-11,4%), più lieve al Nord (-1,3%).
A soffrire di più sono le aziende con coltivazioni non permanenti (-12,3%), con coltivazioni associate all’allevamento (-12%) e con allevamenti (-10,4).
A complicare l’insediamento dei giovani in agricoltura troviamo anche un sistema creditizio che generalmente non concede mutui di durata superiore ai vent’anni, con non pochi ostacoli burocratici, e numerosi vincoli per accedere alla terra.
«Se vogliamo mantenere vivo il settore dobbiamo invertire questa tendenza e fare scelte e azioni tarate ai prossimi 30 anni – ha incalzato Carloni –. Dobbiamo quindi realizzare un nuovo modello di sviluppo dell’agricoltura nazionale che metta i giovani al centro».
Legge “Gioventù agricola”: le principali misure
La Legge per la Promozione e lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile nel settore agricolo è rivolta agli agricoltori under 41 e stanzia 156 milioni di euro dal 2024 al 2029 e 27,76 milioni annui dal 2030, tra agevolazioni e contributi diretti.
La Legge istituisce un fondo nello stato di previsione del Masaf che verrà utilizzato per l’acquisto di terreni e strutture necessari per l’avvio dell’attività imprenditoriale agricola e l’acquisto di beni strumentali.
Previste agevolazioni sull’ampliamento dell’unità minima produttiva e l’acquisto di complessi aziendali già operativi.
Un contributo a fondo perduto per il primo insediamento: stabilita una dotazione di 15 milioni di euro annui a decorrere dal 2024.
Previsto anche un regime fiscale agevolato per l’insediamento delle imprese giovanili, consistente nel pagamento di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, delle relative addizionali e dell’imposta regionale sulle attività produttive, determinata applicando l’aliquota del 12,5 % alla base imponibile costituita dal reddito d’impresa prodotto nel periodo d’imposta. L’opzione ha effetto per il periodo d’imposta in cui l’attività è iniziata e per i quattro periodi d’imposta successivi.
Agevolazioni in materia di compravendita di fondi rustici: dimezza le spese notarili in caso di compravendita di terreni agricoli e loro pertinenze, per un corrispettivo non superiore a 200.000 euro.
Agevolazioni fiscali per l’ampliamento delle superfici coltivate (l’imposta di registro e le imposte ipotecaria e catastale sono versate nella misura del 60% di quelle, ordinarie o ridotte, previste dalla legislazione vigente). E ancora, diritto di prelazione sui terreni confinanti.
Definito un contributo sotto forma di credito d’imposta per le spese sostenute per la partecipazione a corsi di formazione per la gestione dell’azienda agricola, pari all’80% delle spese sostenute nell’anno 2024.
La legge infine incentiva la vendita diretta e istituisce l’Osservatorio nazionale per l’imprenditoria e il lavoro giovanile nell’agricoltura.