La complicata situazione geopolitica internazionale creatasi nel 2023, ha anche influito – insieme all’inflazione ancora prevalentemente in salita sui beni alimentari – sull’aumento dei costi di produzione nella filiera agroalimentare.
Una chiara immagine della situazione internazionale è data dalla pubblicazione dell’Indice Fao dei prezzi alimentari (Ffpi), a inizio gennaio e febbraio 2024, (segue Tabella 1).
L’Indice Ffpi misura la variazione mensile dei prezzi internazionali di un paniere di prodotti alimentari ed è costituito dalla media di cinque indici dei prezzi di gruppi di materie prime.
A dicembre 2023 ha registrato una media di 118,5 punti, in calo dell’1,5% rispetto a novembre e in calo del 10,1% rispetto a dicembre 2022, poiché le diminuzioni degli indici dei prezzi per zucchero, oli vegetali e carne hanno più che compensato gli aumenti dei prodotti lattiero-caseari e dei cereali.
Trend continuato anche a gennaio 2024 quando ha registrato una media di 118 punti, in calo dell’1% rispetto a dicembre e del 10,4% rispetto al valore corrispondente di un anno fa.
La causa va individuata sempre nel calo dei prezzi di cereali e carne, calo che ha più che controbilanciato l’aumento del prezzo dello zucchero.
Per l’intero 2023, l’indice medio generale ha registrato 124 punti, 19,7 punti in meno, ovvero è stato inferiore del 13,7% rispetto al valore medio dell’anno precedente.
L’indice Fao dei prezzi dei cereali ha registrato una media di 122,8 punti a dicembre, in aumento di 1,8 punti, ossia di 1,5% rispetto a novembre, poiché i prezzi di grano, mais, riso e orzo sono aumentati, riflettendo in parte le interruzioni logistiche che hanno ostacolato le spedizioni dai principali paesi esportatori. Per l’intero 2023, l’indice è stato del 15,4% al di sotto della media del 2022, riflettendo una buona offerta dei mercati globali, anche se l’Indice dei prezzi di tutto il riso della Fao ha registrato un aumento del 21%, in gran parte a causa delle preoccupazioni per l’impatto di El Niño sulla produzione delle risaie e all’indomani delle restrizioni all’esportazione introdotte dall’India.
L’Indice Fao dei prezzi degli oli vegetali, per l’intero 2023 è stato inferiore del 32,7% rispetto al livello dell’anno precedente, riflettendo gli acquisti contenuti di olio di semi di palma, soia, colza e girasole: con l’olio di soia, in particolare, influenzato da un rallentamento della domanda da parte del settore del biodiesel e dal miglioramento delle condizioni meteorologiche nelle principali aree di coltivazione del Brasile.
L’Indice Fao dei prezzi dello zucchero è diminuito del 16,6% rispetto a novembre, toccando il minimo di nove mesi, ma resta in aumento del 14,9% da dicembre 2022. Il crollo delle quotazioni dello zucchero è stato trainato principalmente dal forte ritmo di produzione in Brasile, insieme al ridotto uso di canna da zucchero per la produzione di etanolo in India.
L’Indice Fao dei prezzi della carne è sceso dell’1,0% rispetto a novembre, raggiungendo un livello inferiore dell’1,8% rispetto a dicembre 2022, influenzato dalla persistente debolezza della domanda di importazioni dall’Asia per la carne suina. I prezzi della carne ovina sono aumentati prima delle festività.
L’Indice Fao dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari a dicembre, in controtendenza, è aumentato dell’1,6% rispetto a novembre, pur rimanendo inferiore del 16,1% rispetto al 2022. L’aumento mensile è stato trainato dalle quotazioni dei prezzi di burro e formaggio e sostenuto dalle forti vendite interne in Europa occidentale in vista delle festività natalizie. Allo stesso tempo, la forte domanda globale di importazioni ha portato all’aumento del latte intero in polvere a livello internazionale.
La dinamica media dei prezzi dei beni alimentari nel 2023, in Italia, è risultata pari a 9,8% (8,8% nel 2022), con un’inflazione relativa al “carrello della spesa”, sintesi dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che nel 2023 è stata 9,5% (+8,4% nel 2022), scendendo da 12,6% di dicembre 2022 al 5,3% del dicembre 2023.
Per quanto riguarda l’export dell’agroalimentare italiano nel 2023, c’è una crescita del valore del 6% rispetto all’anno precedente, su base dati Istat, cosicché ha raggiunto il record storico di 64 miliardi di euro. È importante notare – visto anche il blocco delle navi nel canale di Aden iniziato a fine 2023 – che l’export agroalimentare italiano verso l’Asia secondo le prime stime, nel 2023 vale circa 5,5 miliardi e che per quasi il 90% raggiunge i Paesi di destinazione per via marittima. Tra gli alimentari c’è l’ortofrutta fresca e trasformata per un valore attorno a un miliardo di euro, pasta e prodotti da forno per 800 milioni, dolci per 400 milioni e vino per oltre mezzo miliardo con la Cina.
Dall’Asia, l’Italia ha importato nel 2023, sempre secondo stime Istat, fertilizzanti per circa 200 milioni, pari a circa il 15% del totale delle importazioni di fertilizzanti in Italia. Si tratta soprattutto di concimi idrosolubili che vengono utilizzati nella fertirrigazione.
Contestualmente, sono più che raddoppiate, secondo dati Coldiretti, – con oltre il miliardo di chili – le importazioni di grano dal Canada trattato in pre-raccolta con glifosato modalità che in Europa è vietata.
Secondo il Rapporto pubblicato da Efsa sui residui di pesticidi nei prodotti agroalimentari, nel 2023 in Italia, risultano irregolari oltre i limiti di legge per il 6,4% i prodotti di importazione, a fronte di una media dei campioni di origine nazionale pari solo allo 0,6%.
Già questi dati dimostrano come è impellente la necessità che in Europa venga fatto valere il principio di reciprocità per cui tutte le importazioni rispettino i criteri in termini ambientali, sanitari e le norme sui diritti e la sicurezza dei lavoratori, vigenti nella Ue.
Inoltre, i prodotti Dop, numerosissimi in Italia e Francia, hanno regolamenti Ue che prevedono l’utilizzo di foraggi, cereali e materie prime ottenute per il 50% nel comprensorio della stessa Dop, quindi anche la limitazione Pac a colture e ad aree coltivabili incide negativamente sulla capacità produttiva dei Dop.
Intanto, i conti economici dell’agricoltura italiana 2023 si riducono come risulta dalla stima preliminare Istat di gennaio 2024: volume della produzione agricola a -1,4% e il valore aggiunto ai prezzi base a -2%; in calo anche le unità di lavoro, -4,9%.
In particolare le flessioni si sono registrate nei volumi generali di coltivazioni (-2,4%), attività dei servizi agricoli (-2%) e comparto zootecnico (-0,8%).
Nel dettaglio, abbiamo: vino (-9,5%), patate (-6,8%), frutta (-5,3%) e olio d’oliva (-5%), florovivaismo (-4%). Annata migliore per coltivazioni industriali (+6,2%), cereali (+3,2%) e ortaggi freschi (+2,8%) e agrumi (+1,4%). Ancora in crescita le attività secondarie (+4,1%) trainate principalmente dalle attività di agriturismo e di produzione di energia rinnovabile.
A rischio, secondo Coldiretti, è una filiera nazionale che vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.
Anche nell’Ue27 sono in calo produzione (-1% in volume), valore aggiunto (-1,7%) e occupazione (-1,5%).
Il valore aggiunto dell’agricoltura Ue27 conta 222,6 miliardi dove la Francia conferma la leadership europea, infatti, il valore aggiunto dell’agricoltura Italia è al secondo posto nella Ue27 con 38,2miliardi dopo la Francia a 39,2 miliardi di euro e prima di Spagna (32,9 miliardi) e Germania (31 miliardi).
Secondo le previsioni contenute nell’ultimo Cereal Supply and Demand Brief del 2 febbraio 2024, la produzione mondiale di cereali nel 2023 dovrebbe aver raggiunto il massimo storico di 2.836 milioni di tonnellate, in aumento dell’1,2% rispetto al 2022.
Pure la produzione globale di cereali secondari è al massimo storico di 1.523 milioni di tonnellate, con nuovi dati ufficiali provenienti da Canada, Cina (continente), Turchia e Stati Uniti d’America, dove una combinazione di rese più elevate e aree raccolte più grandi del previsto ha portato a stime di produzione di mais più elevate.
L’utilizzo mondiale di cereali nel 2023/24 è ora previsto a 2.822 milioni di tonnellate, in aumento di 8,9 milioni di tonnellate rispetto alle previsioni di dicembre, superando il 2022/23 dell’1,2%, guidato da un utilizzo di mangimi maggiore del previsto, soprattutto in Unione europea, Australia e Stati Uniti d’America.
Di conseguenza, sale lievemente la previsione del rapporto globale delle scorte di cereali per il 2023/24 a 31,1%.
Per Eurostat il prezzo medio dei prodotti fitosanitari e dei pesticidi nel 2023 è aumentato del 9%, così come le sementi e le piantine.
Il mercato fondiario, dopo un recupero del 2022, inizia il 2023 ancora con una crescita dei volumi di compravendita per i terreni, debolmente positiva, ma già nel secondo trimestre ha una flessione che trova conferma nel terzo trimestre del 2023.
I terreni agricoli offrono comunque una diversificazione dei portafogli con una potenziale copertura dall’inflazione e con domanda e offerta rigide, ovvero hanno una variabilità abbastanza bassa che non espone l’investimento alla speculazione sui mercati finanziari.
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