Difficile dire se esista davvero una bomba sociale in Italia, pronta ad esplodere come in Francia.
Qualche osservatore ritiene di no, qualcun altro probabilmente lo spera. Cercando di stare ai dati, ai fatti, alle storie delle persone in carne ed ossa, ci sono campanelli d’allarme importanti, sufficienti per convincere il Governo a fare di più, e meglio. Mi riferisco soprattutto al contrasto dell’inflazione. Tema sul quale l’esecutivo ha aperto al confronto con Cgil, Cisl e Uil ed è intervenuto con alcune misure condivisibili, come la detassazione dei premi di produttività, il taglio del cuneo fiscale e contributivo, la revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni per gli anni 2023-2024, l’aumento dell’assegno unico, il bonus sociale per le bollette. Scelte utili, in linea con parte di quanto richiesto dai sindacati, ma evidentemente insufficienti a calmierare un caro vita che da mesi corrode il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati.
Per chi segue i comparti agroalimentari la cartina di tornasole dei rincari è ancora più evidente. Ma se è vero che gli aumenti hanno colpito tante imprese, è anche vero che in nome dell’inflazione si sono avverati fenomeni indegni di pura speculazione, che naturalmente hanno accentuato l’impoverimento dei consumatori. Tanto per fare un esempio, laddove diversi comuni hanno saputo attuare campagne informative capillari sul corretto costo corrente del pane, i prezzi di questo bene primario sono rientrati velocemente nei ranghi: segno che a monte dei rincari non c’erano soltanto le impennate dei costi di energia e materie prime per i produttori, ma anche bieco opportunismo di guadagno, al limite della truffa bella e buona.
Sarà dunque fondamentale monitorare i prezzi, anche a livello regionale. Ma andranno messe in campo anche altre misure. Va esteso ad esempio il perimetro del patto trimestrale anti-inflazione siglato dal Governo con alcuni grandi produttori e distributori di beni alimentari: non solo bisogna coinvolgere tutti gli attori delle filiere interessate, compresi sindacati e associazioni dei consumatori, ma bisogna allargare ad altri settori l’attuazione dell’accordo, a cominciare da quelli che rappresentano i maggiori rincari per le famiglie, come energia, carburante, trasporti, libri scolastici, mutui.
Non a caso la Cisl ha chiesto su questo una cabina di regia nazionale, aperta alle parti sociali. Va costruito in tempi rapidi un patto tra governo, sindacati e imprese che indirizzi l’andamento dei prezzi e delle tariffe pubbliche. Ma un progresso netto potrà arrivare soltanto intervenendo su più fronti, specialmente con la legge di bilancio: in quella sede sarà determinante la proroga strutturale del taglio del cuneo contributivo, assieme alla detassazione delle tredicesime per dipendenti e pensionati, la piena indicizzazione delle pensioni, l’azzeramento del peso delle tasse sulla contrattazione di secondo livello, la sterilizzazione dell’Iva su beni essenziali e di largo consumo per le fasce popolari, l’introduzione di agevolazioni per mutui prima casa e di risorse per rifinanziare il fondo affitti.
Altro fattore strutturale, da sostenere, è il rinnovo dei contratti. Ed è soprattutto in ambito contrattuale che, come Fai-Cisl, stiamo mettendo in campo tutti gli strumenti possibili per costruire risposte concrete, in particolare per il comparto agricolo, che rimane, nonostante i tanti passi in avanti e le differenze territoriali, uno dei più fragili in termini di reddito e continuità contributiva.
Nell’ultimo rinnovo del Ccnl degli operai agricoli e florovivaisti, siglato il 23 maggio 2022, avevamo previsto, oltre a un aumento salariale del 4,7% nel biennio, un ulteriore negoziazione per effettuare la comparazione tra l’inflazione reale del biennio di riferimento e le dinamiche retributive definite. Questo proprio per individuare, insieme a tutte le parti, soluzioni efficaci per il recupero del differenziale, nel rispetto ovviamente degli assetti contrattuali. Ecco perché proprio in queste settimane stiamo calendarizzando diversi incontri, con le parti datoriali e i colleghi di Flai e Uila, affinché un nuovo aggiornamento degli aumenti retributivi possa riportare nelle tasche della categoria nuovo potere d’acquisto.
Nello stesso tempo, abbiamo definito le linee guida per il rinnovo dei contratti provinciali: avanzeremo così sul piano delle piattaforme, sulle quali prevediamo il consueto percorso di consultazione dei lavoratori per arrivare presto a risultati concreti, specialmente sul piano economico, a conferma della validità del sistema contrattuale agricolo e del ruolo da protagonista della contrattazione territoriale.
Abbiamo approvato anche la piattaforma per il rinnovo del Ccnl dei dipendenti delle cooperative e dei consorzi agricoli, in scadenza il 31 dicembre 2023. L’incremento salariale richiesto per il quadriennio 2024-2027 è, a parametro 111, di 210 euro a regime; aumento che si lega anche alla richiesta di riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 39 a 36 ore, a parità di salario.
Mentre per i lavoratori dei Consorzi di Bonifica avanziamo una richiesta di aumento salariale del 6,5% sul biennio 2022-2023.
Abbiamo approvato inoltre la piattaforma per il rinnovo del Ccnl dei Consorzi agrari, la cui trattativa si aprirà la prossima settimana, inoltre sono pronte le piattaforme degli impiegati agricoli e del contoterzismo.
E anche per il settore alimentare, i tanti contratti integrativi rinnovati in questi mesi rappresentano conquiste tangibili per le tasche delle lavoratrici e dei lavoratori. Conquiste coerenti con quelle che contiamo di ottenere anche con il Ccnl dell’industria alimentare, in cui la richiesta economica è di 230 euro, a parametro 137, di aumento sul Tem, più 70 euro sullo Iar (Incremento aggiuntivo della retribuzione) e 40 euro per mancata contrattazione di secondo livello; anche qui è importante la richiesta di riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 40 a 36 ore, a parità di salario.
Chiaramente il piano contrattuale è fondamentale non solo per agire sui redditi e in chiave anti-inflazione: le sfide, per il sindacato nuovo, passano anche nel costruire nuovi strumenti partecipativi e in materia di diritti, tutele, qualità del lavoro, rivolgendo grande attenzione anche all’ampliamento della bilateralità, agli strumenti di conciliazione tra vita e lavoro, alla formazione, alla sicurezza, allo sviluppo della previdenza integrativa.