Il sistema agricolo italiano, messo sempre più a dura prova dagli effetti del cambiamento climatico, ha la necessità di migliorare la resistenza delle piante alla siccità e agli attacchi dei patogeni. In questo contesto giocano un ruolo rilevante le nuove tecniche genomiche (NGTs, in Italia note anche come Tecniche di evoluzione assistita -Tea) che, a differenza degli Ogm, permettono miglioramenti genetici desiderati, estremamente precisi e mirati (di singoli geni o addirittura singole basi del DNA), mantenendo invariate le caratteristiche della pianta. Attraverso le Tea si possono così ottenere colture più resistenti alle malattie, agli stress abiotici, con migliori caratteristiche qualitative e con potenzialità produttive più elevate.
Il nostro Paese è all’avanguardia sulla ricerca agricola biotech. Nello specifico, il Crea ha sviluppato conoscenze avanzate nell’ambito delle Tea su molteplici varietà agricole (frumento, riso, pomodoro, vite, melo, agrumi, ecc), ma questi risultati sono rimasti fino ad oggi confinati nei laboratori. Mentre a Bruxelles si mette mano alla direttiva 18/2001, ed è atteso per i prossimi mesi un cambiamento del quadro autorizzativo, i ricercatori chiedono che si adegui la normativa nazionale per rendere possibile la sperimentazione in campo aperto.
A lavoro per un testo condiviso
Il Governo italiano è a lavoro per implementare le Tea, attualmente incardinate al Senato. A fare il punto su priorità e tempistiche per una legge nazionale che renda possibile testare in campo le nuove biotecnologie, sono intervenuti, in occasione di un incontro alla Camera promosso da 15 associazioni della filiera agroalimentare per l’innovazione in agricoltura riunite nel coordinamento “Cibo per la mente”, i tre firmatari delle proposte di legge presentate attualmente in Parlamento: Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura al Senato, Raffaele Nevi, segretario della Commissione Agricoltura alla Camera, Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato.
Per De Carlo, dopo aver incardinato il provvedimento sulle Tea al Senato, è importante ora «far comprendere all’opinione pubblica che queste tecniche non sono Ogm, poiché il miglioramento genetico che si ottiene esclude qualsiasi trasferimento di DNA tra organismi appartenenti a specie diverse. La sperimentazione in campo delle piante prodotte mediante le Tea sarà un momento cruciale per testare e validare i risultati eccellenti ottenuti in laboratorio negli ultimi anni». Il presidente, ribadendo l’opportunità preziosa che queste nuove tecniche rappresentano per il futuro della nostra agricoltura, e affermando che «la politica deve rispondere alle difficoltà più che reali che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno», ha manifestato la volontà di rispettare la tempistica dei lavori parlamentari per l’iter di approvazione di una legge nazionale sulle Tea.
Nevi ha evidenziato l’importanza di accelerare sulle Tea, «anche perché siamo l’ultimo continente al mondo che apre alla sperimentazione in campo. Abbiamo la necessità di aumentare la produttività, la redditività degli agricoltori e di tamponare le avversità climatiche, tutte queste esigenze andranno contemperate. Quindi, dopo il percorso di audizioni, possiamo pensare a un emendamento per caricarlo su un decreto, che è un veicolo normativo che arriva a bersaglio in tempi più rapidi rispetto a un disegno di legge». Nevi ha poi sottolineato che le tre proposte di legge presentate testimoniano l’unità politica e la volontà di puntare sulle Tea, «in attesa di una nuova normativa europea che ne favorisca il pieno accesso».
Per Centinaio l’Italia è in grado di essere all’avanguardia in Europa nello sviluppo delle tecniche di genome editing, «anticipando le normative che potranno emergere in sede Ue e mettendosi sin da subito al passo con i Paesi più avanzati. Due le priorità: spostare la sperimentazione dai laboratori ai campi e mettere a disposizione fondi per continuare la ricerca». Il vicepresidente del Senato ha poi rimarcato l’importanza di andare a passo spedito puntando ad un testo condiviso il prima possibile su cui poi lavorare in aula, «anche con contributi diversi».