Mentre la Fao pubblica il primo “Contributo degli alimenti di origine animale terrestre alle diete sane per migliorare nutrizione e salute” (il 25 aprile 2023) in cui analizza benefici e rischi del consumo di alimenti di origine animale e si basa su dati e prove provenienti da oltre 500 articoli scientifici e circa 250 documenti politici, imprese multinazionali si industriano a produrre su larga scala e a prezzi competitivi carne, pesci, agnelli molluschi e latticini sintetici.
Come pubblicato dall’Ufficio Studi Divulga nel Paper n. 7/2022 (titolato Zombie Food), “una parte importante, e a volte preponderante, del nostro fabbisogno alimentare quotidiano è, nei fatti, soddisfatto da alimenti artificiali, che non hanno più niente a che vedere con la materia prima originaria, la quale resta viva solo in etichetta. La baguette che prendiamo al supermercato, appena “sfornata” è un classico esempio – chi lo avrebbe mai detto – di ultra-processato. Pre-processata in sagome pronte per essere infornate e poi sfornate in pochi minuti all’interno del negozio stesso, la nostra baguette può arrivare a contenere fino a quindici ingredienti, tra i quali gomma di guar, acido ascorbico, propionato di calcio, lecitina di soia, emulsionanti, sciroppo di zucchero e digliceridi degli acidi grassi. Acqua, lievito e farina sono solo un ricordo” …
L’industria alimentare ha pure creato una vasta gamma di prodotti a basso contenuto di calorie, zuccheri e sale, i cosiddetti prodotti “zero” o “senza” facendo passare il messaggio che le calorie delle verdure, della frutta o della carne siano uguali a quelle che si possono assumere bevendo un bicchiere di Coca-Cola.
Sempre Divulga evidenzia che si sta consumando nel sistema della produzione alimentare industriale un fenomeno già sperimentato nel comparto farmaceutico e che prende il nome di “strategia scientifica aziendale”: grandi multinazionali cercano di influenzare le attività di ricerca, mettendo in piedi una serie di iniziative e attività finalizzate ad influenzare le conoscenze scientifiche e, di conseguenza, i parametri con cui istituzioni e mercati valutano i loro prodotti. Si tratta a volte di iniziative “occulte” finanziate per sostenere interpretazioni scientifiche utilizzate per promuovere la reputazione nutrizionale e il consumo dei prodotti ultra-processati generando una moltiplicazione di analisi spesso parziali e riduttive, focalizzate su singoli ingredienti e marginalizzando il resto della ricerca…
Delimitando il campo di valutazione degli effetti sulla salute umana esclusivamente ai livelli di concentrazione dei singoli ingredienti (zucchero, sale, grassi saturi ecc.) e lasciando fuori il rischio associato alla complessiva formulazione d e i prodotti, si sono aperte autostrade per l’“health washing” e porzioni sempre più ampie delle pareti dei supermercati sono occupate da ultra-processati che comunicano addirittura benessere. Così siamo invasi da prodotti ad alto contenuto o basso contenuto di qualcosa (proteine, omega3, fibre, antiossidanti e molto altro). O senza qualcosa (glutine, lattosio), o addirittura con qualcosa in più, come nel caso degli alimenti “funzionali” o “arricchiti”, ai quali vengono aggiunte vitamine, calcio e molto altro e a cui sono attribuite capacità di cura e prevenzione medica. Yogurt che combattono il colesterolo, bevande che contrastano problemi intestinali, cibi che aiutano a contrastare i problemi di calcificazione tipici dell’età avanzata. C’è di tutto. L’industria del cibo è riuscita in quello che ha sempre sognato l’industria farmaceutica: vendere medicine a persone sane e far diventare tutti i consumatori pazienti…
Intanto nel mondo proliferano le startup per la produzione in laboratorio di nuovi cibi proteici. Eat Just di San Francisco ha iniziato con le uova e la maionese vegetali per continuare con la carne di pollo sintetica per Singapore che sin dal dicembre 2020 ne ha autorizzato la vendita: famose le sue crocchette. Sul sito si trovano anche ricette e consigli per cucinare questi nuovi alimenti.
A Berkeley in California la Upside Foods, fondata nel 2015, è la prima azienda produttrice di carne sintetica negli Stati Uniti a ricevere il via libera della Fda nel novembre 2022 per la carne rossa e per la carne di pollo. Sin dal 2021 ha collaborato con lo chef 3 stelle Michelin Dominique Crenn in quanto la loro filosofia è far arrivare il prodotto tramite chef famosi ed entusiasti. Nel 2022 ha acquisito la Cultured Decadence, azienda che produce frutti di mare sintetici. Come riporta il sito aziendale, l’ultimo round di finanziamento è guidato da Temasek e dall’Abu Dhabi Growth Fund e supportato da Baillie Gifford, Givaudan, John Doerr, SALT Fund e Synthesis Capital. A loro si sono uniti gli investitori Bill Gates, Cargill, Cercano Management, CPT Capital, Dentsu Ventures, EDBI, Kimbal e Christiana Musk, Norwest Venture Partners, SoftBank Vision Fund 2, Indie Bio di SOSV e Tyson Foods.
Sempre sul sito si legge che le cellule staminali vengono prelevate dall’animale di origine – tramite una biopsia di un animale adulto o da un embrione in vitro – e si moltiplica in un bioreattore riempito di sostanze nutritive; il processo può richiedere da due a quattro settimane, a seconda del prodotto finale. Il pollo macinato, ad esempio, richiede meno tempo di una bistecca complessa, creata con l’aiuto di una bio-stampante 3D.
Il colosso statunitense Nomad Foods, proprietario tra gli altri del marchio Findus Italia, ha firmato un accordo con la startup californiana BlueNalu per studiare il lancio di pesce da colture cellulari, mentre la Wildtype di San Francisco ha raccolto capitali per 100 milioni di dollari per sviluppare un sushi da salmone coltivato in laboratorio programmando l’eventuale distribuzione tramite accordi con Snowfox, che gestisce una catena di sushi bar con 1.230 punti vendita negli Stati Uniti e con Pokéworks, che gestisce 65 ristoranti di poke.
In Corea del Sud la CellMeat sta lavorando sui gamberetti in provetta.
In Israele, a Rehovot sede anche del Weizmann Institute of Science, nel 2018 il professor Yaakov Nahmias dell’Università Ebraica di Gerusalemme ha fondato la Future Meat Tecnologies (Fmt), azienda biotecnologica il cui impianto oggi produce carni artificiali di pollo, maiale e agnello, a breve anche di manzo. Con cicli di produzione che la startup indica essere circa 20 volte più veloci rispetto a quelli naturali. Al progetto ha partecipato come investitore anche l’azienda americana di carne Tyson Foods, il secondo più grande trasformatore e distributore di prodotti a base di carne al mondo.
MeaTech 3D Ltd. o MeaTech cambiata in Steakholder Foods Ltd da agosto 2022, sviluppa tecnologie di bioprinting 3D da utilizzare nell’agricoltura cellulare, Con sede in Israele, ha una filiale belga chiamata Peace of Meat, sul cui sito si legge che l’azienda “Accanto alle crocchette senza sensi di colpa, al foie gras e simili, fa miracoli anche nelle alternative a base vegetale e nei tradizionali prodotti a base di carne”.
Sempre nel 2022, presenta un taglio di manzo coltivato al 100% e inizia una collaborazione a Singapore con Umami Meats, azienda di pesce coltivato.
A Tel Aviv il lab-bistrot The Chicken, dell’azienda di tecnologia alimentare SuperMeat, offre ai clienti carne di pollo sintetica.
La società israeliana Remilk vuole aprire una fabbrica chimica in Danimarca per la produzione di latte sintetico realizzato, come annuncia Coldiretti, in laboratorio senza mucche usando il gene responsabile della produzione delle proteine del latte nelle mucche, lo mette in coltura dentro un lievito che viene poi inserito nei fermentatori, dove si moltiplica rapidamente e produce proteine del latte che vengono poi combinate con vitamine, minerali, grassi e zuccheri non animali per formare i latticini sintetici.
In Germania la Bluu Seafood promette di ricreare in laboratorio carni di salmone atlantico, trota iridea e carpa partendo da cellule coltivate e arricchite di proteine vegetali. Per ora in Germania si punta alla realizzazione di prodotti come bastoncini e polpette facendo biopsie ai pesci e creando masse di cellule auto-riproduttive da confezionare poi per il consumo umano.
In Italia, chi produce carne sintetica? Bruno Cell, già attiva da tempo è una startup nata in Trentino, nei laboratori del Cibo, il Centro di Biologia Integrata. Un progetto di Università di Trento e Provincia Autonoma di Trento “per esplorare le potenzialità delle biotecnologie per la salute umana”.
Nel nostro Paese, però, continuano le manifestazioni di contrarietà all’introduzione nel mercato nazionale di cibi sintetici anche da istituzioni e associazioni quali la Conferenza delle Regioni, la Coldiretti insieme a Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia. “Contrarietà ispirata – secondo Coldiretti – al principio di precauzione per una nuova tecnica con enormi rischi potenziali di fronte ad una ricerca monopolizzata da pochi gruppi e grandi finanziatori...
Gli interessi nel campo del cibo sintetico sono concentrati – continua Coldiretti – nelle mani di diversi protagonisti del settore hi tech e della nuova finanza mondiale, da Bill Gates (fondatore di Microsoft) ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems).
Dall’indagine Tecné emerge che la stragrande maggioranza degli italiani, il 72%, non li mangerebbe e ben il 10% non sa e necessita di più informazioni, mentre solo il 18% li proverebbe.
Il presidente di Coldiretti Prandini il 28 marzo scorso ha dichiarato che “la carne sintetica non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e, inoltre, non è accessibile a tutti poiché è nelle mani di grandi multinazionali…L’Italia che è leader europeo nella qualità e nella sicurezza a tavola ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari a tutela dei cittadini e delle imprese nonché la necessità di difendere i primati dell’agricoltura più green d’Europa”.
La diffusione del cibo sintetico, secondo Coldiretti, “punta alla sostituzione degli alimenti naturali prodotti nelle campagne con quelli fatti in laboratorio, “mette a rischio il Made in Italy a tavola che vale quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla tavola, vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio e 10mila agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica.
L’Italia è il primo produttore Ue di riso, grano duro, vino e di molte verdure, ortaggi e frutta. Un patrimonio agroalimentare messo a rischio dal cibo sintetico, dalle indicazioni allarmistiche sul vino e anche dalle etichette con il semaforo ingannevole del Nutriscore che boccia le eccellenze italiane… La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che un’eccessiva globalizzazione ha fallito e servono strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscano un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori”
Le speculazioni sui prodotti agricoli alle borse mondiali impoveriscono l’agricoltura di tutti i paesi. Agricoltura che può addirittura essere annientata dall’oligopolio mondiale che si sta creando con la dipendenza dalle sementi ogm o ibride e l’introduzione del cibo sintetico prodotto nelle industrie, le quali, stanno sostituendo milioni di piccoli allevatori e agricoltori che scomparendo elimineranno anche la possibilità a tutte le persone di scegliere con quale cibo alimentarsi perché resterà solamente il cibo sintetico.