di Stefano Mantegazza, Segretario generale Uila Uil
La UILA è da sempre convinta di una evoluzione necessaria dei sistemi di bilateralità che, per legge o per contratto, negli anni si sono costituiti.
Noi pensiamo, per esempio, che in agricoltura gli Enti bilaterali territoriali gestirebbero l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro meglio del sistema pubblico che intermedia circa l’1% delle richieste.
Analogamente, riteniamo che il sistema delle Casse di Previdenza e dei Fondi pensione, che già oggi autonomamente investono sia pure in misura ridotta nell’economia reale, potrebbero essere, in coordinamento tra loro e con la partecipazione di banche e istituzioni come la Cassa Depositi e Prestiti, il volàno per un’ulteriore crescita economica del Paese e protagonisti contemporaneamente di un nuovo umanesimo sociale.
In Germania la democrazia economica si realizza con la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori nei Consigli di Amministrazione delle grandi aziende.
In Italia, dove le grandi aziende sono poche e molte di queste non sono neanche quotate in borsa, una nuova e originale forma di democrazia economica potrebbe essere realizzata dando obiettivi comuni e regole condivise delle Casse di Previdenza e dei Fondi pensione, che rappresentano i migliori esempi tra le esperienze che oggi esistono sul fronte della bilateralità.
Decine di Consigli di Amministrazione, costituiti dalle parti sociali e dalle Associazioni di rappresentanza, diventerebbero protagonisti di una nuova e più avanzata stagione di concertazioni in grado di promuovere la crescita economica delle imprese, di controllarne gli investimenti, di tutelare i dipendenti con buoni contratti di lavoro e di garantire rendimenti adeguati agli iscritti alle diverse gestioni.
ENPAIA è una delle protagoniste di questa nuova stagione che potrebbe segnare una svolta importante per il futuro del Paese.
Tra i tanti investimenti effettuati da ENPAIA ricordo quelli verso Bonifiche Ferraresi, Masi e, da ultimo, Granarolo in joint venture con CDP. Un investimento al quale ENPAIA partecipa con 30 milioni di euro e che renderà disponibili risorse per complessivi 160 milioni. Le ricadute per l’azienda, per le persone che ci lavorano, per i territori coinvolti, non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni.
Certo al di là delle scelte compiute dai singoli Enti fino ad oggi, la strada da percorrere per arrivare a parlare di democrazia economica è ancora molto lunga, però qualcosa si muove nella direzione giusta.
Andiamo per ordine: entro giugno dovrebbe vedere la luce la nuova regolamentazione quadro a cui tutti gli Enti e le Fondazioni dovranno attenersi per gli investimenti che vorranno realizzare con particolare riguardo a quelli destinati all’economia reale.
Ci auguriamo che non aumentino i lacciuoli della burocrazia e che si emani una cornice di regole che garantisca l’autonomia gestionale delle Casse e indichi, quindi, più vincoli qualitativi che quantitativi.
Inoltre, sembra prevista una riduzione delle imposte per gli investimenti nell’economia reale. Esigenza questa chiesta a gran voce da ENPAIA e da tutte le Casse che nel 2021 hanno versato complessivamente circa 765 milioni di euro all’Erario. La quantità della riduzione è ancora incerta e noi ci auguriamo che l’asticella delle imposte scenda dal 26 al 20%.
Con questa doppia manovra la scelta di investire una parte più consistente del patrimonio delle Casse, che oggi ammonta a circa 100 miliardi nell’economia reale, diventerebbe una certezza e la UILA è impegnata per favorire questa opportunità.
Vogliamo che ENPAIA sia sempre più protagonista nell’economia reale perché il settore agro-alimentare ha bisogno di un sistema che lo sostenga ulteriormente nel suo sviluppo.
La scelta degli investimenti deve essere sempre compiuta con la massima attenzione, com’è avvenuto finora, con un occhio alle potenzialità dell’investimento e uno al rendimento offerto a garanzia delle prestazioni a favore degli iscritti. Se il Governo e il Parlamento confermeranno le scelte di cui oggi si parla, e se sarà dato ordine e coordinamento alle opportunità di investimento di ciascuno, potremo effettivamente cominciare a pensare di costruire su queste fondamenta la versione italiana della democrazia economica.