di Marco Fortis, Direttore Fondazione Edison
Nel dibattito attuale si discute molto sulla situazione dell’economia italiana, sulla possibile ripresa e sulla natura della stessa.
Innanzitutto, si nota una prima importante differenza rispetto al passato: nelle più recenti fasi acute di crisi economica l’Italia non era riuscita a riprendersi se non dopo molto tempo. Questa volta, non solo c’è stata una reazione tempestiva, ma l’intensità del rimbalzo è stata fra le più forti tra i paesi più colpiti dalla crisi pandemica. C’è dunque anche una componente di reattività che denota un rafforzamento strutturale avvenuto negli ultimi anni nel nostro sistema produttivo, soprattutto in alcuni comparti.
In particolare, i più recenti dati disponibili indicano che, nel primo semestre del 2021, la crescita economica dell’Italia è stata trainata in modo straordinario dalla manifattura e dalle costruzioni: per crescita acquisita nell’industria manifatturiera l’Italia è il primo paese dell’eurozona e lo è anche nell’industria delle costruzioni; questa è una novità perché le costruzioni per anni hanno sofferto della pesante crisi dell’edilizia residenziale, mentre in questo momento è in fase di forte rilancio. Inoltre, tra i paesi dell’eurozona, l’Italia registra la più forte crescita acquisita (nel primo semestre dell’anno) nell’export di beni. Questi sono i tre componenti che hanno trainato il PIL nella prima parte dell’anno e sono fiducioso che continui il trend positivo perché durante l’estate il turismo si è ripreso e i consumi delle famiglie, che già stavano progredendo, nel secondo trimestre continueranno a crescere. Nei mesi estivi, a seguito delle carenze di materie prime, strozzature dal lato della fornitura dei semilavorati, si temeva un rallentamento. Invece i dati Istat segnalano che anche a luglio la produzione industriale italiana è cresciuta ed è aumentata in particolar modo la produzione manifatturiera, tanto che nei primi 7 mesi dell’anno si è avuta la più forte crescita tra i paesi dell’Unione Europea.
Da questi dati e da queste analisi emerge dunque che siamo in presenza di elementi strutturali di reattività e di robustezza della nostra economia. Questi affondano le loro radici nelle pur limitate ma importanti riforme e politiche economiche che sono state adottate negli ultimi 5 anni, di cui il cardine è costituito dal Piano Industria 4.0, che ha letteralmente trasformato le nostre fabbriche. Soprattutto nelle fabbriche delle imprese medie, medio-grandi e grandi, tale Piano ha incentivato innovazioni tecnologiche davvero rilevanti. E questo a beneficio dei processi produttivi, innanzitutto, grazie all’innesto di macchinari, che peraltro sono stati comprati in gran parte in Italia, dando quindi anche ulteriore impulso alla produzione industriale italiana di macchinari (siamo infatti tra i leader mondiali nella produzione di macchine industriali). In secondo luogo, sono stati introdotte innovazioni digitali che hanno rinnovato anche gli aspetti gestionali e organizzativi. Non a caso, negli ultimi anni abbiamo avuto la più forte crescita della produttività del lavoro nel settore manifatturiero tra i paesi del G7.
Dal punto di vista della forza strutturale del sistema produttivo italiano, è essenziale infine una riflessione anche sull’agricoltura, che è una importante componente (assieme al turismo e alla manifattura) della nostra economia reale.
L’agricoltura italiana, soprattutto nel comparto dei prodotti vegetali, è un’autentica protagonista a livello mondiale. La Fondazione Edison (in collaborazione con Confagricoltura), nel recente vademecum statistico “Italy’s strengths in agriculture. A leading producer of vegetable products in Europe and the world” ha condotto una analisi sui principali prodotti agricoli vegetali, da cui emerge che l’Italia si pone in ben 42 casi tra i 3 principali produttori dell’Unione Europea. Ad esempio, l’Italia è il primo produttore UE di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea ed italiana (17 prodotti), come pomodori da industria, melanzane, carciofi, cicorie, indivie e finocchio. E anche per quanto riguarda la frutta l’Italia primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche alle albicocche e alle uve, dai kiwi alle nocciole. Il nostro Paese è peraltro il primo produttore UE di grano duro e riso.
Inoltre, l’Italia ha nel Mezzogiorno una risorsa formidabile, tanto che, preso separatamente dall’Italia, è il primo produttore mondiale, ad esempio, di carciofi, finocchio in grumoli, cime di rapa, scarola, rucola, bergamotto (si veda il recentissimo volume “Il tesoro agricolo del Mezzogiorno. Rapporto Fondazione Edison-Confagricoltura” edito da il Mulino).
L’Italia è dunque una potenza anche dal punto di vista dell’agricoltura, che è una agricoltura di valore. Difatti, l’Italia è prima in Europa in termini di valore aggiunto: nel nostro paese viene generato quasi un quinto del valore aggiunto dell’intero sistema agricolo dell’Unione Europea.