di Maurizio Gardini – Presidente di Confcooperative
Il PNRR contiene tutte le linee guida necessarie per lo sviluppo. Non è tempo di corridori solitari. Le associazioni devono essere protagoniste nell’accompagnare le imprese. così come anche gli Enti previdenziali devono fare la loro parte investendo una parte di risorse nell’economia reale.
Le imprese agricole vanno accompagnate in questa seconda rivoluzione. La prima è stata quella di produrre più cibo per sfamare l’Europa che usciva dalla Seconda Guerra mondiale. Un’urgenza sulla base della quale è nata l’Unione Europea (quella che si chiamava CEE). La chimica, l’utilizzo delle risorse naturali e un processo industriale assai disordinato hanno poi incrinato gli equilibri con la natura.
Oggi l’agricoltura va accompagnata in questo passaggio. Gli agricoltori sono stati bravi a sfamare gran parte del mondo, anche se c’è una parte che non viene ancora raggiunta. Una parte che crescerà di alcuni miliardi nei prossimi decenni.
Tutti oggi siamo consapevoli che dobbiamo vivere un altro contesto e dare vita a una nuova linea di indirizzo. Viviamo gli attacchi climatici che falcidiano i raccolti: dalle inondazioni alle grandinate alla siccità estrema. Abbiamo bisogno di più scienza per combattere questa situazione.
La domanda di cibo aumenta più di quanto aumenti l’offerta. È una questione di carattere sociale. Tutti vogliamo un mondo più equo e in pace. Abbiamo bisogno di risorse, oggi c’è un paniere di risorse eccezionali da utilizzare proprio dove occorre investire. Una delle priorità è l’acqua e la necessità è quella di produrre di più consumando meno acqua e utilizzando meno chimica. Le cooperative agroalimentari hanno investito molto negli ultimi 10 -15 anni per ridurre l’utilizzo di acqua e i trattamenti fitosanitari. Attraverso l’incrocio e l’innesto di piante riduciamo la chiami ca del 50% e, anche con i droni e l’agricoltura di precisione, l’utilizzo di acqua del 30%.
Non sono pessimista, non lo sono per natura, ma devo richiamare sui rischi e sugli impegni. Tutti devono essere consapevoli che viviamo e vivremo un passaggio difficile. Tutti inseriti in un contesto che fa sistema per la valorizzazione del prodotto agroalimentare.
La finanza è entrata nel food. Due fondi di investimento hanno fatto incetta di marchi prestigiosi. L’agroalimentare non può vivere di investimenti e disinvestimenti ogni 2-3-5 anni. L’agroalimentare ha bisogno di pianificazione. Non demonizzo la finanza, ma non può prescindere dalle persone e dai territori. E a proposito di economia e finanza, abbiamo bisogno che gli enti di previdenza recitino un ruolo da protagonista investendo e facendo la propria parte.