Per il sottosegretario all’Economia Claudio Durigon, l’obiettivo dell’Esecutivo Draghi è quello di sostenere le imprese italiane per farle uscire dalla crisi
Onorevole Durigon, Draghi è stato chiaro riguardo alla flat tax, da sempre una proposta di stampo leghista, la discussione a riguardo è già finita in partenza o proverete a portare avanti la vostra istanza?
Al di là del dibattito sulla flat tax, è a tutti evidente che la pressione fiscale è molto pesante, in special modo in un momento di crisi economico-sociale come quello attuale. In queste ore, comunque, siamo alle prese con il ‘decreto sostegni’ con cui dobbiamo dare risposte il prima possibile a chi sta soffrendo. È l’unico mezzo per evitare che la tensione sociale possa esacerbare gli animi dei cittadini.
Un’altra domanda sorge spontanea in riferimento al suo nuovo incarico riguarda quota100. Anche qui, come per la riforma Bellanova, il numero di persone che hanno aderito è stato inferiore alle aspettative ed il tasso di sostituzione secondo la Corte dei Conti è stato di 0.45, ossia esce un pensionato ed entra meno di un giovane. Se potesse tornare indietro modificherebbe la riforma o si ritiene comunque soddisfatto?
La riforma ‘Quota 100’ nacque per porre fine ad un’ingiustizia di una legge iniqua. Oggi, il mondo è cambiato e forse non basta più. In virtù di questo, in special modo nel settore privato, bisognerebbe creare combinazioni per facilitare le riorganizzazioni aziendali con fuoriuscite anticipate che possano al contempo sostenere l’occupazione giovanile. La flessibilità in uscita, lo sottolineo con forza, può dare la possibilità di un vero e proprio ricambio generazionale che, tra l’altro, potrebbe contribuire ad una maggior efficienza nelle aziende.
Essendo lei della zona dell’Agropontino, territorio con una grande concentrazione di imprese agricole, è stato in contatto con quest’ultime, come ha impattato la crisi?
La pandemia ha aggravato la crisi già in atto in tutti i settori: dal commercio all’edilizia, dal settore alberghiero a quello turistico. Il settore agricolo non è stato esente. Nei prossimi mesi sarà decisivo investire per cercare di superare la crisi che è stata accentuata dall’emergenza sanitaria.
Nel mese di gennaio si è ottenuto lo sblocco per la richiesta anticipata del TFR per i dipendenti statali, un iter lungo che è durato circa 2 anni. A cosa è dovuto questo ritardo? E visti i problemi incontrati pensa sia necessaria una riforma della pubblica amministrazione?
Quella della Pubblica Amministrazione è una riforma che ormai investe ogni esecutivo. Senza dubbio il Covid-19 ha impresso un’accelerazione, affinchè si dia vita a un nuovo modo di lavorare, di produrre e di interagire con il settore privato. Per chi investe è importante conoscere i tempi e le procedure della burocrazia. È importante per la competitività del nostro Paese.
La sanatoria per braccianti e colf messa a punto la scorsa primavera dall’ex ministro Teresa Bellanova ha raccolto un numero di adesioni minori rispetto alle aspettative. In questo nuovo governo c’è un piano per implementare questa misura o si prenderà un’altra strada?
Occorre fare una riflessione più articolata. La sanatoria del precedente Governo si è comunque rivelata un flop e ad agosto mancava la manodopera sui campi. Anzi, l’apporto della sanatoria non ha comportato alcun miglioramento della situazione come del resto segnalato da diverse associazioni di categoria, a dimostrazione che occorre un approccio meno ideologico.
Per finire, il suo passato da sindacalista suggerisce un’altra domanda. I giovani lavoratori e le donne sono i più colpiti dalla crisi, categorie che vanno difese e sostenute, ci sa dire se nel nuovo piano per il Recovery Fund che verrà messo a punto dal Governo Draghi e di cui il Mef sarà attore principale, verranno cambiate le destinazioni di fondi a sostegno appunto delle categorie sopracitate?
Il Recovery Fund può dare una spinta propulsiva e, quindi, rimettere in moto l’economia. Occorre comunque garantire che gli aiuti vengano distribuiti nella maniera più equa possibile su tutto il territorio nazionale, tenendo conto anche delle categorie più deboli. Non ci sono dubbi. È tuttavia necessario comprendere che i vari strumenti messi a punto dell’Europa devono essere utilizzati insieme per riqualificare infrastrutture, per la transizione ecologica e l’innovazione digitale. Tutto questo va accompagnato con una riduzione fiscale, laddove si può fare.
Giacomo Daniele Bove