Abbiamo chiesto all’On. Pier Paolo Baretta, Sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze nel Governo Conte-bis, di fare una analisi degli interventi messi in campo dal vecchio Esecutivo per sostenere imprese e lavoratori durante l’emergenza sanitaria e di indicare quali possono essere a suo avviso alcune piste19 di lavoro per sostenere il settore agricolo.
In una dichiarazione rilasciata prima della crisi di Governo Lei ha affermato che il MEF intendeva cambiare il metodo di erogazione dei ristori. C’era un piano preciso per porre rimedio ai ritardi?
Non parlerei di ritardi, quanto di equità. Lo sforzo compiuto dall’Agenzia delle Entrate in questi mesi per erogare in tempi brevi gli indennizzi è stato encomiabile: in pochi mesi, i contributi e i ristori che l’Agenzia ha complessivamente erogato superano quota 10 miliardi, accreditati con 3,3 milioni di bonifici sui conti correnti dei beneficiari in automatico o sulla base di specifiche domande a seguito dell’approvazione dei decreti “Rilancio”, “Agosto”, “Ristori da uno a quater” e “Natale”. Si tratta di tempistiche nella gestione di una così vasta mole di domande impensabili fino a pochi mesi fa, non solo per una pubblica amministrazione, ma anche per una grande azienda privata.
Per questo, le misure da noi ipotizzate non riguardavano i tempi, quanto i criteri di erogazione dei ristori. Il primo obiettivo, ancora oggi, è uscire dalla logica dei codici Ateco, favorendo gli indennizzi per quelle attività che dimostreranno di aver avuto ingenti perdite di fatturato – superiori al 33% – a causa della crisi economica provocata dal Covid. Il secondo obiettivo è superare uno degli aspetti dei ristori “bis” del 2020 che ha sollevato maggiori critiche tra gli operatori economici: il confronto sulla perdita di fatturato non può avvenire su un unico mese di attività come è stato finora (aprile 2019-aprile 2020), ma prendendo a riferimento almeno un semestre. Infine, occorre estendere l’indennizzo ai professionisti iscritti alle Casse di previdenza private.
Ma bisogna ricordare che i ristori non coincidono solo con gli indennizzi a fondo perduto: la cassa integrazione, estesa per altre 21 settimane; il blocco delle cartelle esattoriali; la sospensione delle tasse; l’anno bianco fiscale per i liberi professionisti sono solo alcune delle ulteriori misure ipotizzate per sostenere il Paese e traghettarlo fuori dalla crisi.
In che modo il settore agricolo beneficerà – direttamente o indirettamente – del “Recovery plan”?
Nell’ultima versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza predisposto dal governo Conte, all’Agricoltura sostenibile è dedicata un’intera linea progettuale e di azione di una delle componenti della seconda, che mi auguro venga ripresa e ampliata dal nuovo Governo. Si tratta di fondi diretti e aggiuntivi per quasi due miliardi di euro che andranno ad alimentare contratti di filiera, parchi agrisolari e la logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, forestale, florovivaistica. In particolare, si opererà per favorire investimenti in beni materiali ed immateriali finalizzati alla riconversione delle imprese verso modelli di produzione sostenibile, nonché per l’ammodernamento dei tetti degli immobili ad uso produttivo nel settore agricolo, zootecnico e agroindustriale (installazione pannelli solari, isolamento termico, sostituzione coperture in eternit, ecc.) per incrementare la sostenibilità e l’efficienza energetica del comparto, realizzando inoltre sistemi decentrati di produzione di energia. Infine, avevamo previsto di finanziare fino a 60 interventi utili a migliorare la capacità di stoccaggio delle materie prime agricole, il potenziamento delle infrastrutture dei mercati agricoli e per lo sviluppo di un sistema logistico integrato per le filiere dei comparti coinvolti.
Come sta influendo sul settore agricolo il periodo di emergenza Covid?
L’emergenza COVID-19 ha avuto diverse conseguenze sul settore agricolo, sebbene fin dall’inizio l’agricoltura e molte delle attività a valle siano rientrate tra quelle definite come essenziali e, pertanto, non soggette alle misure di lockdown. La sicurezza alimentare e la continuità negli approvvigionamenti delle materie prime sono stati, infatti, da subito uno dei temi politicamente e socialmente più sensibili. In primis, la pandemia ha generato criticità sia alla conduzione delle attività agricole e zootecniche sia al collocamento della produzione, con il venir meno della domanda soprattutto dal cosiddetto settore Ho.Re.Ca., ossia quello degli hotel, ristoranti e bar. A tale contrazione, ha fatto da contraltare l’aumento di una domanda casalinga, che ha trovato risposte soprattutto nelle piccole e medie imprese capaci, in questo momento, proprio grazie alle dimensioni limitate di adattarsi a richieste più flessibili, come quella della consegna a domicilio. Ma l’emergenza ha generato anche forti preoccupazioni per il futuro, soprattutto in merito all’andamento del fatturato e, quindi, dei redditi aziendali e alla disponibilità di liquidità. Credo, tuttavia, che la riscoperta di questo settore, porterà nel medio-lungo periodo a renderlo centrale nello sviluppo sociale ed economico sostenibile del nostro Paese.
Quest’anno di pandemia ha segnato il ritorno all’uso di prodotti locali. È una tendenza che a suo avviso tenderà a stabilizzarsi anche oltre questo periodo di emergenza epidemiologica?
Già prima della pandemia, il consumo responsabile, legato alle cosiddette produzioni a filiera corta e a km 0, era diventato centrale nelle dinamiche di acquisto di molti consumatori. In questo periodo, tale dinamica ha subito un’accelerazione: secondo un’indagine dell’istituto Nomisma ben il 22% delle persone ha dichiarato di aver incrementato, durante la pandemia, gli acquisti di prodotti agroalimentari Made in Italy e/o a km 0. A tale propensione, si affiancano studi e riflessioni sulle “città dei quindici minuti”, che tendono a valorizzare la vita di prossimità per favorire la sostenibilità e il benessere individuale e collettivo. Proprio queste considerazioni, mi spingono a ritenere che si tratta di un processo irreversibile, che occorre favorire con una riforma della logistica come quella che abbiamo immaginato.
Cosa si sente di augurare agli imprenditori ed in generale agli operatori del settore agricolo per il nuovo anno da poco iniziato?
Auguro a tutti noi il ritorno a una nuova normalità, che possa permetterci grazie alle consapevolezze acquisite in questo periodo di dedicarci a un benessere sostenibile e diffuso.
G. D. B.